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Le persone e le parole
Mons. Amigo Vallejo (Arcivescovo di Siviglia)
LA VESTE MIGLIORE
Domani si apriranno le porte del nostro incontro universale. Che tutta Siviglia si adorni con la sua veste migliore per questa festa. Una veste che non può essere se non di fede profonda e di carità ardente. Che tutti gli uomini venuti dai Paesi più diversi possano incontrare qui la loro casa e la mensa preparata.
È Cristo che ci ha chiamato, è Cristo che ci alimenta. È Cristo che accende le lampade del nostro amore e del nostro desiderio. È Cristo, luce dei popoli, che vuole celebrare in Siviglia questa Pasqua sempre nuova, nella quale agnello e vittima, sacerdote e offerta sono lo stesso Cristo, il Signore, il figlio del Dio Benedetto, il Salvatore, il figlio di Maria Vergine!
E poiché tutto ciò che egli voleva dare a quanti amava pareva poco, si diede egli stesso.
Proclamiamo, allora, il regno della vita e acclamiamo al trionfo del Signore. Cristo, luce dei popoli. Cristo che ci riunisce, oggi in Siviglia vita e calice di salvezza eterna.
(Discorso di apertura, 6 giugno)
Card. Joachim Meisner (Arcivescovo di Colonia)
CONSUMATORI FINALI
Facciamo bene a mangiare il Pane di Vita, perché a questo fine ci è stato dato. Il gesto di ricevere questo pane sarà una testimonianza contro di noi se non è unito al desiderio ardente di condividere la forma e lo stile della vita di Cristo. I cristiani non possono essere «consumatori finali» della Eucaristia senza vivere una esistenza eucaristica che faccia partecipi altri uomini della propria sostanza vitale. Celebrare il banchetto eucaristico significa partecipare allo stile di vita di Cristo che percorse i molteplici sentieri del mondo per annunciare il Vangelo.
Perciò i giovani, che adorano e ricevono il corpo del Signore, non dovrebbero orientare la loro vita soppesando solamente le offerte e senza chiedersi quali siano i compiti da realizzare. Noi centroeuropei - ben curati da medici e medicine - riceveremo davvero il corpo del Signore per nostra salvezza quando esso ci porterà ad utilizzare la nostra ricchezza e il nostro sapere mettendolo al servizio dei poveri e dei miserabili del mondo.
(7 giugno)
Card. Carlo Maria Martini (Arcivescovo di Milano)
L’UOMO CHE CELEBRA
Perché sia ristabilito il giusto e necessario equilibrio tra l’agire e il contemplare, la celebrazione eucaristica deve riscoprire in modo serio e creativo, accanto ai ministeri della parola, del gesto, del canto, ecc…, il ministero del silenzio: silenzio di consapevolezza di stare alla presenza del Signore; silenzio di ascolto e di meditazione della Parola, silenzio di orazione, mediante il quale la mente dell’orante giunge progressivamente ad accordarsi con la voce che prega.
Il tempo di preparazione degli animi prima della Messa, i luoghi del silenzio liturgico nel rito celebrato, il tempo del ringraziamento personale dopo la Messa, il rilancio di forme di culto eucaristico personali e comunitarie sono solo l’indice di un capitolo di vita liturgica oggi particolarmente bisognoso di cure assidue perché l’uomo che celebra l’Eucaristia sia evangelizzato.
Così l’adorazione e il silenzio contemplativo non sono accessori della celebrazione eucaristica, ma ne alimentano ed esprimono l’anima profonda.
(8 giugno)
Card. Jame L. Sin (Arcivescovo di Manila)
I GIOVANI
Mi viene in mente qui la grande immagine dell’ultima cena, quella di Gesù che lava i piedi agli apostoli. Gesù dice loro: Annunciare il vangelo significa dare testimonianza di un amore che dona se stesso fino alla morte. Ricevere l’Eucaristia significa condividere la vocazione del servo. Così la Chiesa è chiamata alla «missione come servizio» per la liberazione dei nostri fratelli.
Allo stesso modo, lo Spirito ridesta i carismi per il servizio nella Chiesa: ci sono quelli per il ministero ordinato che trovano il loro significato nel rappresentare il Cristo buon pastore che dà la vita per le sue pecore.
Oggi però, soprattutto, lo Spirito ridesta una generosità incredibile tra i laici, tra i giovani: persone che ci fanno vergognare per la totalità della loro generosità, la cui dedizione ci toglie il fiato. Se c’è tanta sofferenza e povertà nel nostro mondo, nondimeno l’Eucaristia e lo Spirito rinnovano la chiesa con nuovi discepoli che non hanno paura di seguire il Signore dovunque li conduca.
(9 giugno)
P. Anthony MacSweeney (Generale dei Sacramentini)
RENDETE GRAZIE!
Si va a rischio di cadere, oggi, in una nuova forma di moralismo con la nostra lodevole insistenza sopra la necessità di diventare pane spezzato per i nostri fratelli, di diventare «eucaristia», nella misura in cui tutto ciò non nasce da uno straordinario senso della gratuità dell’esistenza.
Gesù diede se stesso, ma prima egli ricevette se stesso. Egli accolse la sua esistenza momento per momento come un dono gratuito ed immeritato. Egli scelse di restituire questo dono rendendo disponibile la sua energia, la sua intelligenza, la sua forza d’amore per i fini di Dio suo Padre, piuttosto che nel perseguire qualsiasi interesse esclusivamente centrato su se stesso.
«Rendere grazie» non è soltanto una formula verbale; significa invece riconoscere nella fede la presenza di Dio al cuore di ogni esperienza; è saper vedere ogni esperienza come un dono che viene da un Dio buono che ci permette di scoprire ciò che è necessario alla crescita della vita e non alla sua diminuzione.
(8 giugno)
Giovanni Paolo II
LA STORIA DI UN NOBILE POPOLO
Con questo viaggio apostolico vengo a celebrare, prima di tutto, Gesù Sacramentato che, esprimendo un amore infinito, si dà a noi nell’Eucaristia, mistero della nostra fede e fonte della vita cristiana… Vengo a celebrare con voi questo mistero dell’amore eucaristico per inserirlo più profondamente nella vita e nella storia di questo nobile popolo, assetato di Dio, di valori spirituali, di fratellanza, di solidarietà, di giustizia. Vengo come pellegrino di amore e di speranza, col desiderio di incoraggiare l’impulso evangelizzatore e apostolico della Chiesa in Spagna. Vengo anche a condividere la vostra fede, i vostri affanni, le gioie e le sofferenze.
Il tema del Congresso eucaristico è assai eloquente: «Cristo luce dei popoli». Nessuna cornice migliore di quella della penisola iberica per proclamare al mondo che l’amore di Cristo nell’Eucaristia, memoriale del suo sacrificio redentore, è il faro che illumina la vita e la storia di generazioni, di popoli e continenti. Qui stanno per testimoniarlo quelle schiere di missionari spagnoli che aprirono nuovi orizzonti per la fede cristiana… Con questa visita, in occasione del Congresso eucaristico, desidero anche rendere omaggio all’opera evangelizzatrice della Spagna nel Nuovo Mondo.
Noi auspichiamo che i frutti del Congresso eucaristico, come soffio dello Spirito, si espandano da Siviglia fino ai confini della terra, poiché l’immolazione di Cristo sulla croce che si rinnova in ogni Eucaristia «fino al suo ritorno», è il sacrificio universale destinato a redimere, salvare e liberare ogni uomo dal potere del peccato e della morte.
(Sabato 12 giugno, dalla Giralda)
Nella foto di testa: la statio orbis finale di Siviglia.