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La celebrazione del 53° Congresso  Eucaristico Internazionale (8-15 settembre 2024)

 Nel videomessaggio inviato al Congresso, Papa Francesco ha detto: «Tra gli insegnamenti che si possono trarre dall’Eucaristia, voi avete voluto scegliere quello della fraternità, come condizione essenziale per un mondo nuovo... Già i Padri della Chiesa ricordavano che il segno del pane accende nel Popolo di Dio il desidero di fraternità, poiché, come non si può impastare il pane con un solo chicco, così anche noi dobbiamo camminare insieme, perché “pur essendo molti, siamo un unico corpo, un unico pane”. È così che cresciamo come fratelli… lasciandoci macinare, come il grano, per poter diventare pane, corpo di Cristo».

SFRANCESCO

Il 53 Congresso eucaristico internazionale che si è celebrato a Quito, capitale dell’Ecuador, è stato certamente il più “alto” della storia, dato che si è svolto agli oltre 2.800 metri di altitudine della capitale andina, in un paese dalla varietà umana e geografica straordinaria. Ma pur essendo il più “alto” della storia il Congresso è partito dal basso, dai tanti poveri che sono la parte maggioritaria di un Paese caratterizzato da forti diseguaglianze e da un recente aumento della violenza. Inoltre esso ha dimostrato che la consacrazione del Paese al Sacro Cuore 150 anni or sono, continua a produrre frutti di bene soprattutto nella spiritualità popolare.
Il tema “Fraternità per sanare il mondo” che ha guidato la celebrazione di quest’evento, ha portato anzitutto in primo piano l’Ecuador ferito, bisognoso di guarigione. E così il Congresso eucaristico è diventato, in qualche modo, una grande sfida per la Chiesa locale, per le autorità di governo del Paese sudamericano e per i suoi amministratori locali, alcuni dei quali hanno letto in questo evento un’opportunità per liberare dalla violenza e dall’aggressività il vivere civile. Il messaggio si è poi allargato ai cristiani di tutto il mondo giunti a Quito per il Congresso.

Il simposio teologico all'Università Cattolica

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L'assemblea del Simposio teologico all'Università Cattolica di Quito

Prologo alla settimana del Congresso è stato il simposio teologico (4-7 settembre) che si è svolto nell’Auditorium del Centro Culturale della Pontificia Università Cattolica Ecuadoriana). Esso, prendendo spunto dal testo base, ha illustrato una teologia e una pastorale eucaristica orientate alla fraternità. Alla presenza di circa 450 partecipanti, sul palcoscenico del Simposio si sono succeduti in tre giorni specialisti in vari rami degli studi teologici, testimoni e pastori, operatori pastorali e persone impegnate nei diversi ambiti della carità. Naturalmente i temi affrontati hanno annodato insieme la fraternità, l’Eucaristia, la cura del creato, la carità sociale, la famiglia. Ma è stato soprattutto il metodo a segnare una novità. Infatti, dopo ogni conferenza o testimonianza, l’assemblea si è fermata in silenzio per qualche istante di riflessione o di preghiera prima di continuare l’incontro in forma dialogica con i presenti.

Il simposio si è concluso sabato 7 settembre nella località Mitad del Mundo dove il cardinale peruviano Pedro Barreto, presidente della Conferenza Ecclesiale dell'Amazzonia, ha presieduto l'Eucaristia celebrata presso l'imponente monumento eretto sul luogo che una missione geografica francese individuò nel XVIII secolo come sito esatto del passaggio della linea equatoriale. Il porporato ha preso spunto da questo per affermare che «Quito oggi diventa la città eucaristica, il centro dell'umanità e del mondo che attende dai cristiani gesti di guarigione e di misericordia».

In quello stesso pomeriggio, nella cattedrale metropolitana di Quito, a conclusione della celebrazione dei Vespri, si è tenuto il ricevimento ufficiale del Legato pontificio, il cardinale Baltazar Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas (Venezuela).

La settimana del Congresso: 8- 15 settembre

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Bambini che celebrano la Mesa di Prima Comunione all'inaugurazione del Congresso di Quito

Domenica 8 settembre, in una splendida giornata di sole, migliaia di persone si sono riunite sulla spianata del Parco del Bicentenario trasformato in un grande campo eucaristico per l’inaugurazione del 53° Congresso eucaristico internazionale. La festa è stata allietata da più di 1600 bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione, dalle bandiere delle 54 delegazioni provenienti da ogni parte del mondo e dall’allegro scampanellio di una nutrita rappresentanza di chierichetti dell’arcidiocesi. Davanti a migliaia di fedeli, la solenne Eucaristia concelebrata da circa ottanta vescovi e centinaia di sacerdoti, è stata presieduta dall'arcivescovo di Quito.

All’inizio della Messa, sui grandi schermi è apparso Papa Francesco che ha rivolto ai partecipanti il suo messaggio: «Tra gli insegnamenti che si possono trarre dall’Eucaristia, voi avete voluto scegliere quello della fraternità, come condizione essenziale per un mondo nuovo, un mondo più giusto, un mondo più umano. Già i primi Padri della Chiesa ci dicevano che il segno del pane accende nel Popolo di Dio il desidero di fraternità, poiché, proprio come non si può impastare il pane con un solo chicco, così anche noi dobbiamo camminare insieme, perché “pur essendo molti, siamo un unico corpo, un unico pane”. È così che cresciamo come fratelli… Una fratellanza profonda, che nasce dal lasciarci macinare, come il grano, per poter diventare pane, corpo di Cristo, partecipando in tal modo pienamente all’Eucarestia e all’assemblea dei santi».

Le attività congressuali sono iniziate lunedì 9 settembre. Di questo Congresso che ritorna in America Latina dopo vent’anni, bisogna sottolineare soprattutto la sua fisionomia di incontro di tutto il popolo di Dio: giovani, anziani, vescovi, laici e laiche, sacerdoti, religiosi e religiose; radunati insieme da diverse parti del mondo per celebrare l'Eucaristia e per uno scambio fraterno e generoso della fede tra battezzati di culture, stili di vita e Paesi diversi. Dopo la celebrazione mattutina dell’Eucaristia, questa attenzione a tutte le componenti del popolo di Dio ha visto avvicendarsi nella grande sala del Centro de Convenciones di Quito vescovi e laici, sacerdoti e religiose, che hanno tratteggiato l’immagine di una Chiesa viva capace di proporre vie stimolanti di fraternità e di missione.

Significativa la presenza di numerose delegazioni. Da quella di Taiwan che ha portato a Quito una cinquantina di persone, a quella più ristretta del regno montano del Lesotho, a quelle europee di Portogallo, Italia, Spagna Austria, Svizzera, Slovenia, Repubblica Ceca, ecc.., a quelle di USA, Messico, Canada, ai paesi dell’America Latina e a molti altri.

Nella prima giornata sono state sciorinate le ferite del mondo con gli interventi di un attore e regista spagnolo, con l’alcalde di Quito, con il segretario laico della Pontificia commissione dell’America Latina e con le testimonianze di un vescovo ucraino e di una donna incaricata del “ministero dell’accoglienza” dei migranti nella Chiesa degli USA. In serata, infine, molti dei vescovi giunti in città, si sono recati a celebrare l’Eucaristia nelle parrocchie di Quito, quasi a diffondere la bella notizia del Congresso .

Giorno dopo giorno, donne, uomini di Chiesa e famiglie, hanno testimoniato cammini di fraternità e di solidarietà capaci di guarire e sanare le ferite del mondo. Particolarmente suggestiva la testimonianza del “cura pandillero”, José Antonio Maes, sacerdote burgalense missionario in Ecuador, che lavora nelle carceri di Esmeraldas, città tra le più colpite dalla violenza. La sua presenza accanto a vittime, a carcerati e poliziotti, tra le bande giovanili, lo ha portato ad esclamare: che «la violenza combattuta con la violenza genera solo odio e questo non ci permette di vederci come ciò che siamo veramente: fratelli».

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Particolarmente apprezzata anche la presenza di un cantautore argentino ben conosciuto in America Latina, catechista, assai presente sui social, che ha declinato l’Eucaristia come un grande salmo di fraternità capace di integrare in armonia le diverse voci del mondo. Naturalmente non sono mancate le testimonianze

Il Congresso è stato aperto, naturalmente, anche alla società civile in vari modi. Il Cardinale Mauro Gambetti ha proposto un intervento di particolare spessore nell’Universidad de las Americas (UDLA), presentando «La sfida della fraternità nel mondo d’oggi alla luce di “Fratelli tutti”».

Nella serata di giovedì 12 settembre, il centro storico di Quito si è vestito di festa per accogliere, nelle sue chiese coloniali migliaia di fedeli venuti per celebrare l’Eucaristia nelle lingue delle diverse delegazioni internazionali giunte al Congresso. Tra le decine di Chiese coinvolte, ricordiamo almeno che, nella cattedrale di Quito, si sono riuniti i fedeli di lingua spagnola per la celebrazione presieduta dal Legato Pontificio; la storica chiesa di Sant'Agostino ha accolto i fedeli per la celebrazione in lingua cinese; quella di Santo Domingo ha radunato i pellegrini di lingua inglese; nella Cappella della Dolorosa l’arcivescovo di Antananarivo ha presieduto la Messa in lingua francese; nella monumentale chiesa della Compagnia mons. Gianmarco Busca ha presieduto la messa in italiano; nella Basilica di Nostra Signora della Misericordia l’Eucaristia è stata celebrata in portoghese e in giapponese nel Monastero di Santa Caterina da Siena.

La processione eucaristica

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La Processione avanza verso la Basilica del Voto nazionale

Sabato 14 settembre, l’antico centro coloniale della capitale si è letteralmente trasformato in un’immensa tenda eucaristica dove pellegrini ed ecuadoriani si sono riuniti fraternamente per celebrare l’Eucaristia. La capitale andina si è rivelata, come dicono lassù, la “carita de Dios, la piccola faccia di Dio” nei suoi monumenti antichi carichi di storia, nel suo popolo generoso e accogliente, nelle sue pietre impregnate di sofferenze e di fede.

Poco prima del tramonto, in Piazza di San Francisco, teatro di tanta parte della storia patria, Mons. Luis Cabrera, arcivescovo di Guayaquil e Presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, ha presieduto l’Eucaristia davanti ad una grande folla.

A conclusione della Messa, è iniziata la processione con il Santissimo Sacramento. Per l’occasione le vie del centro storico sono state tappezzate da suggestivi disegni eucaristici floreali, un tappeto infinito di rose multicolori che ha segnata la strada del corteo eucaristico. La processione ha sostato sette volte di fronte ad alcuni dei monumenti religiosi più rappresentativi, pregando per le intenzioni del Santo Padre, per la Chiesa; per il Paese, per la città e le sue autorità, per la vita religiosa, la famiglia, la pace; l’infanzia e gioventù e per gli agenti pastorali. Il corteo si è conclusa all’esterno della Basilica del Voto Nazionale con la benedizione del SS. Sacramento impartita dal Legato.

La processione eucaristica ha permesso di toccare con mano la mistica dei piccoli e dei poveri, espressa da una grande compostezza e da una forte dimensione partecipativa ed emotiva. È stata un’immersione nella spiritualità eucaristica del popolo ecuadoriano che ha avvolto e abbracciato i pellegrini stranieri facendoli partecipi di una fede nutrita da canti tipici e dalle preghiere semplici e ripetute di una pietà contagiosa.

La "Statio Orbis"

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La festa finale "Statio Orebis"

Domenica 15 settembre il Parque del Bicentenario ha accolto, la celebrazione conclusiva del 53° Congresso eucaristico internazionale davanti allo sventolio colorato delle bandiere di tutto il mondo e alla gioiosa assemblea di fedeli punteggiata dal bianco degli ombrelli aperti per ripararsi dal sole. Il Legato pontificio ha presieduto la celebrazione della Statio Orbis, ha incentrato la sua omelia sul tema della fraternità e, tra le altre cose, ha sottolineato il fatto che uno dei frutti della fraternità è la cura della casa comune: «Dall’America Latina, un continente devastato dallo sfruttamento irrazionale della natura - ha spiegato -, la dimensione ecologica diventa una virtù da costruire, e i lavori sinodali sull’Amazzonia, con la loro tutela del creato e del contesto in cui viviamo, acquisiscono una dimensione che non possiamo ignorare».

Infine, il porporato ha esortato i tanti fedeli presenti a ripartire da Quito con «un bagaglio ricco di testimonianze cariche di speranza e con la certezza che l’Eucaristia e la devozione al Cuore di Gesù amplieranno gli orizzonti delle nostre vite per servire meglio un mondo contraddittorio, ferito, ma redento in Cristo, con il compito di trasfigurarlo».

Prima della benedizione finale, è toccato ancora al Legato annunciare che il prossimo Congresso eucaristico internazionale si terrà a Sydney nel 2028. La notizia è stata accolta con entusiasmo dalla delegazione australiana presente, ed è stata seguita dalla proiezione di un video per spiegare come quel Paese si stia preparando all’evento che si celebrerà esattamente a cent’anni dal primo Congresso ospitato in quel continente, nel 1928.

Alle migliaia di fedeli presenti è giunto anche il ringraziamento dell’arcivescovo di Quito e primate dell’Ecuador, monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, il quale ha reso noto che uno dei primi frutti del Congresso sarà la crescita del numero di mense comunitarie denominate “Il pane della fraternità” nelle parrocchie dell’arcidiocesi.

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    Il primo Comitato permanente per i Congressi Eucaristici Internazionali è nato in Francia nella primavera del 1881 con la benedizione di Leone XIII. Esso raccoglieva i frutti dell’apostolato di san Pierre-Julien Eymard, «apostolo... Continua

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