L’Eucaristia nel mondo
I lavori congressuali, intessuti di catechesi, testimonianze e celebrazioni, prendono avvio nella mattinata di lunedì 19 giugno con il cardinale vicario, Camillo Ruini, che in una solenne concelebrazione a San Giovanni in Laterano, spiega il particolare significato del 47° Congresso eucaristico internazionale: «È un grande segno del respiro universale della Chiesa e della sua unità… Unità – ha proseguito – realizzata con la incarnazione e che si sublima come eterna alleanza con il sangue della Croce». Nella basilica lateranense partecipano, attenti, oltre duemila fedeli provenienti da ogni parte del mondo.
Alla celebrazione fa seguito il resoconto degli itinerari preparatori attuati nei cinque continenti. Monsignor Peter Sarpong, vescovo di Kumasi in Ghana, ha portato la testimonianza dell’Africa, «tuttora afflitta da terribili conflitti etnici». In questa situazione il compito dell’Eucaristia è quello di «edificare la Chiesa come famiglia, superando gli etnocentrismi, favorendo invece la comunione fra i diversi gruppi». E non esita, monsignor Sarpong, a definire l’Eucaristia «fonte di salvezza per l’Africa». Nella tradizione africana – spiega ancora – ci sono molti simboli di unità, come ad esempio il cosiddetto “patto di sangue”, che unisce le persone più del vincolo parentale. «La descrizione dell’Eucaristia come patto del Nuovo Testamento è, dunque, una cosa importante e comprensibile per gli africani».
L’arcivescovo di San Salvador da Bahia (Brasile), mons. Agnelo Geraldo Majella, racconta qualcosa di simile per il continente americano: «La celebrazione eucaristica è punto di arrivo e punto di partenza di tutto ciò che la Chiesa realizza». Ricorda i chilometri che percorrono a piedi i fedeli dei villaggi rurali del Brasile per partecipare ala messa domenicale e assicura che, per tutti, essa diventa «il momento per annunciare la fede cristiana al mondo». Nella realtà latino-americana «il senso della pietà eucaristica – spiega ancora il vescovo – è molto sviluppato... (Anche) nella solitudine degli agglomerati urbani, nelle periferie delle nostre grandi città, segnate dalla massificazione e dalla spersonalizzazione degli emarginati; l’esperienza religiosa rinvigorisce la resistenza della nostra gente nella fiducia in Dio che cammina con il suo popolo, e non lo abbandona mai».
Dell’Asia ha parlato invece mons. Diosdato Talamayan, arcivescovo di Tuguegarao, nelle Filippine, facendo riferimento alle difficoltà economiche del continente, frutto – spiega – della corruzione, che spinge nella povertà la gran parte della popolazione: questo rende ancora più irrinunciabile la missione della Chiesa «a beneficio dei poveri, della giustizia, della pace, della libertà e del rispetto dei diritti umani». Monsignor Talamayan ha poi raccontato il fiorire di iniziative, nei vari paesi asiatici, per richiamare la centralità dell’Eucaristia nell’Anno santo. L’arcivescovo elenca le diverse iniziative promosse in Corea, Giappone, Cina, Filippine, Malesia, Indonesia, Sri Lanka, Bengala, Pakistan, India in vista del Congresso eucaristico internazionale. Manifestazioni che sono un «chiaro segno del desiderio di una centralità dell’eucaristia».
L’arcivescovo lituano di Kaunas, mons. Sigitas Tamkevicius, ricorda i tempi, neanche tanto lontani, in cui le comunità cristiane dell’Europa dell’Est erano perseguitate: «Le chiese erano chiuse, e i tanti preti che si rifiutavano di collaborare con il regime comunista venivano imprigionati». Sacerdoti perseguitati e condannati per la preparazione dei fanciulli alla prima comunione, per la “pretesa” di «testimoniare l’insostituibile valore dell’Eucaristia nella vita dell’uomo… A chi oggi mi chiede come imparare a rispettare l’Eucaristia, rispondo con umorismo che la prigione sovietica è molto utile per questo – aggiunge mons. Tamkevicius –. La libertà riscoperta da dieci anni ha dato ai credenti la possibilità di praticare pubblicamente la fede e di partecipare alla messa della domenica».
Il vescovo australiano Barry Collins, racconta che «la storia della chiesa cattolica in Australia è centrata sulla celebrazione dell’Eucaristia… A causa della situazione geografica e dell’isolamento della nazione si è deciso di accentuare durante il Giubileo soprattutto a livello diocesano e parrocchiale, con varie iniziative, la partecipazione alla messa». E se «negli anni recenti la riduzione del numero dei sacerdoti ha comportato una riduzione dei luoghi in cui giornalmente e settimanalmente si celebra la Santa Messa», questo Giubileo e la sua preparazione, sono stati una straordinaria occasione, anche nella lontana Australia, per riconfermare «l’importanza dell’Eucaristia. Da amare e da far conoscere».