BUENOS.CAPO

 

32. BUENOS AIRES (Argentina) dal 10 al 14 ottobre 1934.

Organizzato da: Mons. Copello, arcivescovo di Buenos Aires.

Presidente: Legato Pontificio Cardinale Eugenio Pacelli e Mons. Heylen.

Segretari generali: Conte Henry d'Yanville, Sig. Daniel Figueroa.

Tema degli studi:

La regalità sociale di Cristo per mezzo dell'Eucaristia.

 


La preparazione

    Al termine del Congresso Eucaristico di Dublino del 1932, tra la folla immensa riunita per la solenne Benedizione conclusiva sul O’Connel Bridge, si sparse la notizia che il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale si sarebbe tenuto nel continente americano, a Buenos Aires, capitale della Repubblica Argentina.

    I Congressisti argentini presenti ne furono entusiasti e appena rientrati in patria iniziarono un intenso movimento per la preparazione dell’evento. Non si sottolineerà mai abbastanza che il magnifico esito delle celebrazioni di Buenos Aires è dovuto a questo lavoro di preparazione che coinvolse non solo la capitale ma tutto il Paese

    Si dice che Don Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, durante la traversata che lo conduceva a Buenos Aires per prendere parte al Congresso, passeggiando un giorno sul ponte del transatlantico con alcuni compagni di viaggio dicesse: «Tra alcuni giorni saremo in paradiso». Il senso di queste parole fu svelato quando, sbarcati a Buenos Aires, i pellegrini poterono sperimentare l’entusiasmo del popolo argentino. Il Cardinale Pacelli, Legato Pontificio, al termine del ricevimento ufficiale, esclamò infatti: «Qui siamo in paradiso».

    I lavori preparatori per il Congresso furono inaugurati nel settembre del 1932, con un’assemblea che, sotto la presidenza dell’Arcivescovo, procedette a stilare la lista dei membri del comitato esecutivo incaricato di prepararlo. Poco dopo furono costituite le diverse commissioni chiamate a collaborare con il Comitato Centrale. Di questa tappa preparatoria le figure più significative furono quelle di due sacerdoti attivissimi, Mons. Daniel Figueroa e Mons. Santiago Ussher, assecondati dalle più prestigiose personalità del cattolicesimo argentino.

   Il lavoro fu organizzato in équipe e tutto fu predisposto senza lasciare nulla al caso. Ci si convinse, anzitutto,  che prima di ogni altra preoccupazione materiale, il lavoro preparatorio doveva essere caratterizzato da una dimensione spirituale, perché la preparazione del trionfo dell’Eucaristia era possibile solo con l’aiuto divino. Questa preparazione spirituale si realizzò per tappe successive. A tutte le diocesi argentine furono inviati messaggeri speciali, conferenzieri di grido, prestigiosi oratori sacri  che aiutassero a conoscere l’origine dei Congressi e le loro finalità, i benefici derivanti dalla loro celebrazione e la necessità di coordinare ogni sforzo affinché il congresso argentino non si rivelasse inferiore a quelli celebrati anteriormente in altri Paesi.

    Fin da subito, il Comitato pubblicò un Bollettino ufficiale inviato periodicamente alle redazioni di più di mille quotidiani di tutto il mondo. Questa diffusione fu resa possibile grazie alla concessione speciale rilasciata per tutta la corrispondenza del Congresso.

    Intanto, nella città di Buenos Aires si moltiplicavano i tridui  e le settimane eucaristiche; i vari rami dell’Azione Cattolica  organizzavano riunioni a questo scopo. Una volta al mese il comitato esecutivo designava una chiesa della capitale in cui celebrare una giornata eucaristica ufficiale, con l’assistenza del personale del comitato esecutivo e di tutte le commissioni. Inoltre, tutti i centri catechistici del Paese assunsero un orientamento eucaristico e organizzarono un programma speciale di catechesi che si svolse per tutto l’anno 1933.

    Questo movimento di preparazione spirituale fu così contagioso che dalle scuole cattoliche passò anche in quelle pubbliche e nelle facoltà universitarie. Nei più diversi atenei non era cosa rara assistere a momenti di preparazione al Congresso con la presenza dei decani e dei professori.

    Analoghe attività si realizzarono in fabbriche e laboratori, in Ospedali e Cliniche, nelle caserme, nelle principali prigioni del Paese. Il risultato fu consolante. In alcune prigioni, dopo alcuni giorni di predicazione eucaristica, due terzi dei carcerati tornarono alla pratica dei sacramenti, confessandosi e ricevendo la santa Comunione.

    Dopo una così intensa preparazione spirituale agli organizzatori del Congresso non mancò certo l’aiuto e la benedizione di Dio.

La realizzazione

    Il Congresso fu celebrato  da mercoledì 10 a domenica 14 ottobre  1934. Come per tutti i Congressi anteriori, anche per quello di Buenos Aires il Santo Padre nominò un Cardinal Legato nella persona dello stesso Segretario di Stato  vaticano, il Cardinal Eugenio Pacelli che sarebbe poi diventato Pio XII.

    Il Cardinale Legato giunse in Sudamerica con il transatlantico Conte Grande. L’ingresso della nave italiana nelle acque territoriali argentine fu salutato da una corazzata e da quattro cacciatorpediniere che la scortarono in porto. Nel cielo sereno, una pattuglia aerea facevano evoluzioni mentre nelle acque del Rio della Plata c’era una moltitudine di imbarcazione di ogni genere cariche di fedeli. Agitando bandierine argentine e pontificie essi acclamavano con entusiasmo il rappresentante del Sommo Pontefice.

    Al porto, il Legato Pontificio fu ricevuto dal presidente della repubblica, il Generale Justo che salì con lui su una carrozza di gala. Nelle strade percorse dal corteo, si accalcavano 60 mila alunni delle scuole religiose della capitale per acclamare il Cardinale venuto dal Vaticano che, già da questo primo contatto, conquistò tutto il popolo argentino.

    Il giorno seguente, attorno al grande altare monumentale innalzato nei giardini del quartiere Palermo si tenne l’Assemblea iniziale del Congresso  alla presenza di 400 mila persone. Un evento davvero grandioso cui partecipò un gran numero di Arcivescovi e Vescovi, le autorità civili e, insieme con i fedeli argentini, una folla di congressisti venuti da 48 Paesi del mondo.

    Dopo il canto del Veni Creator eseguito dal coro di 500 seminaristi, fu  letta in latino e spagnolo la Bolla pontificia con la quale Pio XI conferiva al suo Segretario di Stato  la missione di rappresentarlo come Legato a latere. Finita la lettura della Bolla, salì sulla tribuna l’Arcivescovo della città, Mons. Copello, per il discorso inaugurale. A lui fece seguito, secondo il programma, l’Arcivescovo Heylen di Namur, Presidente del Comitato Permanente. La celebrazione si concluse con il discorso magistrale del Cardinale Legato, una perla oratoria pronunciata in spagnolo e carica di profondo sentimento eucaristico.

    L’11 ottobre fu il giorno dei fanciulli. Il programma prevedeva alle ore otto il raduno e la Messa di comunione nel parco di Palermo. Così, fin dalle prime ore del mattino, bel 1700 autobus tra omnibus e vetture per il servizio regolare o straordinario, scaricarono ai piedi dell’altare monumentale gruppi di bambini e bambine, vestiti tutti con la tradizionale divisa degli scolari argentini. E tutto ciò avvenne senza difficoltà, ingorghi, accidenti od incidenti.

    Il giorno prima, la Commissione speciale incaricata di annotare il numero dei ragazzi prenotati per questo evento, era giunta a contare 75 mila adesioni. Numero imponente che riempiva di consolazione tutti coloro che avevano lavorato nei mesi precedenti per una delle cerimonia più belle e commoventi del Congresso. In realtà, al momento di dare inizio alla Messa - o meglio alle quattro Messe celebrate separatamente dagli eminentissimi Cardinal Hlond di Pozna, Cerejeira di Lisbona, Verdier di Parigi e Leme di Rio de Janeiro - gli agenti di controllo alle centododici entrate del luogo della celebrazione, contarono ben 107 mila fanciulli. Padre José Borgatti animò questa indimenticabile cerimonia. Al momento della comunione, 250 sacerdoti in cotta e stola, salirono i gradini degli altari per prendere le pissidi contenenti ciascuna 500 ostie consacrate. Ai piedi dell’altare, ad attendere i sacerdoti c’erano delle automobili che li condussero fino ai settori più lontani.

    Tutto si realizzò in perfetto ordine. Dopo la Messa, furono serviti a tutti i fanciulli una tazza di cioccolata insieme con un dolce gentilmente offerti da due importanti società di Buenos Aires. I Cardinali officianti parteciparono a quell’agape fraterna in compagnia degli organizzatori. Prima che l’assemblea si sciogliesse, giunse il Legato Pontificio che non aveva voluto privarsi di quello spettacolo così bello. Da ogni parte fu  accolto dalle grida Viva il Papa, Viva il suo Legato!

    La sera dello stesso giorno si notava un intenso movimento di sacerdoti diretto verso la Piazza San Martin per partecipare all’Ora Santa Sacerdotale che si teneva nella bellissima Basilica del Santissimo Sacramento dei Padri Sacramentini dove Nostro Signore rimane esposto all’adorazione dei fedeli giorno e notte.

    L’Ora Santa fu presieduta dal Cardinal Legato che rimase inginocchiato, in atteggiamento di profonda adorazione, per tutta la cerimonia Al suo fianco c’erano i cardinali Hlond e Cerejeira. Nel presbiterio e nei banchi si contavano più di cento Arcivescovi e Vescovi, tra i quali molti presuli brasiliani che avevano accompagnato al Congresso il Cardinal Lema. I sacerdoti erano così tanti che oltre a riempire la Basilica fin nelle sue tribune, si erano riversati nel giardino del convento sacramentino dove una rete di altoparlanti trasmetteva  le preghiere e il discorso dell’oratore, Mons De Andrea. L’illustre prelato, nella sua predica, sostenne che «la causa del disordine attuale risiede nell’odio e nell’egoismo che impediscono la pace delle nazioni. Soltanto il fuoco dell’amore che Gesù Cristo è venuto a portare in questo mondo, può scongiurare i mali gravissimi che minacciano di precipitare il mondo d’oggi in un abisso». E l’oratore concludeva così la sua vibrante ed infiammata allocuzione: «Siamo giunti ad un’ora storica nella quale l’umanità si vede obbligata a scegliere tra due termini estremi del dilemma: o Comunione o comunismo».

    Durante i tre giorni del Congresso si tennero sia Assemblee solenni e generali che sessioni particolari. Queste ultime furono ben dodici tra cui: sacerdoti, seminaristi, religiose, uomini, donne, giovani, universitari e studenti secondari, professori... Ogni sezione aveva un suo proprio e ben nutrito programma. Si tennero, inoltre, più di venti sessioni nazionali straniere tra le quali vale la pena di ricordare quelle di rito orientale, maronita, melchita, ucraino, armeno e copto.

    Le riunioni sacerdotali si svolsero, secondo il regolamento dei Congressi Internazionali, in latino, lingua della Chiesa. In una di esse l’eminentissimo Cardinal Pacelli pronunciò un eloquente discorso sull’Eucaristia e il Sacerdote, magnificando la dignità e la grandezza del sacerdozio cattolico.

    Le assemblee generali furono affollatissime. Ogni giorno esse iniziavano con un breve saluto da parte di alcuni delegati stranieri che si esprimevano nella loro lingua. In quelle assemblee generali, i discorsi principali furono pronunciati da eloquenti e ben conosciuti oratori.

    Se risultò splendida la Messa per i fanciulli che abbiamo descritto sopra, più impressionante ancora fu la concentrazione degli uomini nella Plaza de Mayo, nella notte tra giovedì e venerdì. Nonostante una intensa propaganda, i più ottimisti pensavano che il numero dei partecipanti non avrebbe oltrepassato le trenta o quaranta mila unità. Grande fu dunque la sorpresa di tutti quando in quella notte, non a caso definita “notte di grazia”, più di centocinquantamila uomini si radunarono per partecipare ad una Messa di Comunione generale. L’evento iniziò nella Piazza del Congresso da dove, alle 22, iniziò la sfilata  lungo l’Avenida de Mayo fino alla piazza omonima. Il viale e la piazza risultarono completamente gremite. In ogni parte si vedevano confessori seduti nei banchi che ascoltavano penitenti e dietro ciascuno di essi una lunga fila di persone in attesa.

    Uomini di qualsiasi categoria sociale, spesso conosciuti per la loro indifferenza o per la loro ostilità verso la fede, in quella notte si riavvicinarono a Dio. Quanti padri di famiglia che per anni avevano resistito alle suppliche e alle lacrime dei loro cari furono vinti alfine dalla grazia e caddero ai piedi dei confessori. Si ricorda il caso di vari giornalisti che, trovandosi in quel luogo per curiosità professionale, dopo avere canzonato la sfilata di quegli uomini che pregavano e cantavano “come donnicciole”, quasi costretti improvvisamente da una forza irresistibile, entrarono in quelle fila e finirono per confessarsi e comunicarsi.

    Giunto il momento della Comunione, duecento sacerdoti si accostarono all’altare per ricevere le pissidi con il pane consacrato e quindi si diressero verso i settori prestabiliti. Un gran numero di partecipanti si trovava bloccato lungo l’Avenida de Mayo a più di un chilometro dall’altare e, poiché  non era possibile aprirsi un passaggio con l’automobile in mezzo a quella folla compatta, i sacerdoti utilizzarono il Metrò che corre sotto l’Avenida giungendo così alle diverse stazioni corrispondenti  ai settori designati per la distribuzione dell’Eucaristia. L’oratore di questa Messa per gli uomini fu Mons. Gustavo J. Franceschi, famoso direttore della rivista “Criterio”.

    Il giorno seguente fu il “Giorno della Razza”. Al di là delle riunioni ordinarie e dell’Assemblea generale, la cerimonia principale si tenne nel Teatro Colón dove l’Arcivescovo di Toledo, primate di Spagna, parlò dell’opera colonizzatrice della Spagna che aveva portato la fede cattolica nelle nazioni americane.

    Il programma del Congresso indicava il sabato come il giorno della Vergine Santissima. Il mattino, in Palermo, si realizzò l’omaggio dell’esercito alla Madonna di Luján. Vi parteciparono truppe dell’esercito e della marina con i loro rispettivi comandanti tra i quali il Presidente, Generale Justo. Quattro vescovi celebrarono Messa nei quattro altari innalzati ai piedi della croce monumentale di Palermo. Monsignor Napal, radiocronista ufficiale del Congresso, spiegava al microfono lo svolgimento delle cerimonie dirigendo anche le preghiere. Mons. Caggiano, vescovo castrense, pronunciò un sermone preparatorio alla Comunione. Di seguito mille soldati , accompagnati dai loro ufficiali, tra cui trenta generali, ricevettero la comunione.

    La cerimonia, iniziata con l’alza bandiera, terminò con il canto dell’inno nazionale a cui si unirono numerosi congressisti  che, emozionati, rendevano grazie a Dio per essere testimoni di un simile atto di fede da parte delle forze armate.

    E finalmente giunse il giorno del trionfo. Dalla costa orientale continuavano a giungere in porto navi cariche di fedeli; dalle stazioni ferroviarie di Retiro, Central, Cordoba, Pacifico, Once, sciamavano, all’arrivo di ogni treno, numerosi pellegrini dell’Eucaristia. Venivano dal Nord, dalle province di Salta, Tucuman, Santiago del Este; altri dalle pampas o dalla zona della cordigliera e, senza curarsi della bellezza della grande città che molti vedevano per la prima volta, si dirigevano velocemente verso il campo eucaristico di Palermo.

    La Messa Pontificale fu officiata dal Cardinale Legato che pronunciò dopo il Vangelo una vibrante omelia esaltando la presenza reale di Cristo. Terminato il pontificale, risuonò la voce del Santo Padre che manifestava a sua soddisfazione per l’incomparabile esempio di fede e di amore che il popolo argentino, e con esso tutti i popoli del mondo lì rappresentati, aveva tributato a Nostro Signore. Il numero di quanti assistevano alla cerimonia era incalcolabile e ancora si ingrossò per la processione eucaristica conclusiva del Congresso.

    All’una e mezza del pomeriggio iniziò la processione con le schiere delle Figlie di Maria, tutte vestite in bianco. Erano 25 mila, seguite dalle associazioni femminili e dalle Associate dei diversi rami dell’Azione Cattolica. Donne e ragazze passavano rapide in ranghi serrati accompagnando le preghiere irradiate dalla torre di comando dall’infaticabile mons. Napal. Il corteo durò due ore. Poi fu il turno delle 48 delegazioni straniere con le loro rispettive bandiere e i loro stendardi. A seguire, dalla chiesa del Pilar uscì la processione liturgica passando tra due file compatte di spettatori il cui numero superava di gran lunga il milione. Era aperta da legioni di chierichetti in vesti nere, rosse, azzurre, seguite dal clero secolare e regolare in cotta bianca che precedeva più di un centinaio di Arcivescovi e Vescovi.

    L’Ostia santa, esposta in un monumentale ostensorio, era innalzata su una piattaforma rotante, mossa lentamente da dodici sacerdoti. La piattaforma scompariva letteralmente sotto un magnifico manto di fiori. Al centro, il Cardinal Pacelli fissava immobile l’Eucaristia. Due ore ci vollero per raggiungere l’altare ai giardini di Palermo. Al passaggio del Santissimo Sacramento gli spettatori si prostravano. Dietro il Santissimo venivano i Cardinali e il presidente della Repubblica. Giunto all’altare monumentale, il Cardinale Legato diede la benedizione con il Santissimo Sacramento. Con questo atto terminava ufficialmente il Congresso. Ma il cronista ufficiale impose ancora una volta il silenzio alla moltitudine perché al microfono si accostò il Presidente della Repubblica per leggere l’atto di consacrazione della Nazione al Santissimo Sacramento ed una preghiera per la pace.

    Un cronista autorizzato, padre Boubée, S.J., che per più di un anno ebbe un ruolo attivo nei lavori di preparazione di questo Congresso e che aveva assistito a molti altri Congressi Eucaristici Internazionali, scrisse: «La Chiesa Cattolica, con i suoi venti secoli di vita, non ha mai assistito a una riunione, in un solo luogo, di un numero tanto grande dei suoi figli, venuti da tutti i paesi del mondo, per tributare un così magnifico omaggio a Cristo nascosto sotto i veli del Sacramento».

Ripercussioni in Argentina

    Senza parlare dei molteplici echi che questo Congresso suscitò in tutto il mondo, ricordiamo qui che esso esercitò un influsso poderoso sulla Repubblica Argentina. Il Congresso Eucaristico del 1934 è passato alla storia come un momento unico, provvidenziale. Per questo, a ragione, si è detto che la storia della Chiesa argentina si divide in due tappe: prima e dopo questo evento. L’impatto di quella confessione e comunione moltitudinaria degli uomini nelle prime ore del 12 ottobre, permise di dare visibilità ai cattolici praticanti nella vita cittadina come a cosa naturale e non come una rarità, come succedeva in Argentina fino ad allora.

    Il Congresso Eucaristico fu essenzialmente un atto di adorazione a Gesù Cristo presente nell’Eucaristia, ma un atto di adorazione pubblico. In quel Paese, la Chiesa cattolica, per la prima volta nel secolo XX, celebrò pubblicamente un evento di straordinario impatto sulla vita pubblica, liberandosi da un anticlericalismo che, sostenuto dal liberalismo fino ad allora imperante, lottava per relegare la Chiesa solo in sagrestia. Si può affermare, senza esagerare, che il Congresso assestò un durissimo colpo  allo spirito laicista  che aveva trionfato tra gli argentini dagli ultimi trent’anni del XIX secolo.

    Ancora, il Congresso fu un evento che accrebbe la crescita della Chiesa in quelle terre. In quell’occasione la Chiesa cattolica si presentò agli occhi di tutti come una realtà consistente e vitale, che poteva offrire un messaggio importante all’umanità. In questo senso ricordiamo anche che, fino al 1934, l’Argentina aveva una sola archidiocesi (Buenos Aires) e dieci diocesi  due della quali erano state create nel 1910. Poco prima del Congresso erano state erette dieci nuove Diocesi così che la mappa ecclesiale risultò composta da cinque Archidiocesi e 16 Diocesi. Questa creazione massiccia di Diocesi tornerà a ripetersi solo nel 1957 (dodici) e 1961 (undici).

    Però, soprattutto, il Congresso risvegliò numerose vocazioni sacerdotali e religiose soprattutto tra le fila dell’Azione Cattolica argentina che fu notevolmente consolidata dalla celebrazione del 1934 e diede impulso alla vivacità della fede cristiana le cui conseguenze ancora non sono spente.

 

[Questa breve storia del Congresso di  Buenos Aires si basa sulla memoria preparata da Padre Henrique Alla SSS., uno dei segretari del Congresso, per il volumetto Os Congressos Eucarísticos Internacionais, Rio de Janeiro 1955 (pp. 167-179). La relazione di P. Alla è stata integrata con gli Atti ufficiali e con altre fonti dell’Archivio del Pontificio Comitato].

 

Nella foto di testa: il grande altare monumentale innalzato nei giardini del quartiere Palermo attorno a cui si svolsero le assemble principali del Congresso.

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Miti e verità del XXXII Congresso Eucaristico Internazionale

di Lida, Miranda*

Verso la metà di ottobre del 1934 la municipalità di Buenos Aires stabilì alcuni giorni di festa per la pubblica amministrazione. E si chiusero anche le porte dell’Università cittadina. Il motivo? La celebrazione del XXXII Congresso Eucaristico Internazionale. L'evento ebbe un impatto di gran lunga superiore al suo significato religiosa. Vogliamo qui ricordare la febbre che, in quell’occasione, contagiò gran parte della società Argentina, al fine di comprendere le condizioni che trasformarono la celebrazione dei quel Congresso Eucaristico in un mito.

Manuel Galvez, un uomo dalle impeccabili credenziali cattoliche, scrisse che il Congresso Eucaristico Internazionale «fu una dimostrazione epica di religiosità, giusto per ricordare come quegli eventi influenzarono la mia vita. Furono giorni di gioia nonostante i disagi sofferti per il fatto di trovarmi immerso in gigantesche moltitudini» (Memorie di vita letteraria). Perché un cattolico così fervente poté a disagio nel bel mezzo di una festa religiosa che non ebbe uguali in tutto il XX secolo? Rispondere a questa domanda è un modo per cominciare a scoprire il mito del Congresso Eucaristico Internazionale del 1934.

Vi è, infatti, una grande leggenda che si riferisce al periodo d'oro in cui l'Argentina era pienamente cattolica, leggenda alimentata nel corso degli anni attraverso successivi Congressi eucaristici nazionali che ricordavano, con nostalgia, quello del 1934. E non solo con i Congressi. L'inno del 1934 aveva un ritornello estremamente orecchiabile e facile da cantare («Dios de los corazones / sublime Redentor / domina a las naciones / y enséñales tu amor. Dio dei cuori / sublime Redentore / domina le nazioni / e mostra loro il tuo amore») che si è cantato per generazioni fino ad oggi in tante occasioni. Allo stesso modo l’insegna, il logo di quel Congresso fu utilizzato anche in quelli nazionali che seguirono. Tutto ciò permise all’evento del 1934 di continuare a vivere e a trasformarsi in un mito.

E poi ci sono le testimonianze fotografiche. Registrazioni cinematografiche con le loro ampie panoramiche, offrirono immagini straordinarie della dimensione di quell’evento che mobilitò moltitudini innumerevoli. L'immagine del cardinale Eugenio Pacelli accanto al generale Agostino P. Justo, fu una delle cartoline emblematiche. Buenos Aires non ebbe la fortuna di ricevere la visita di Papa Pio XI nel 1934, ma non per questo le celebrazioni ne furono offuscate. Una folla oceanica ricevette con acclamazioni il Cardinale Legato Pontificio e tutti poterono osservare i i dettagli delle sue vesti attraverso le fotografie pubblicate sui giornali.

Anche il pubblico scattava foto che sarebbero poi state inserite nell’album di famiglia e che avrebbero aiutato a fissare l’evento nella memoria. Ci sono anche degli album venduti come ricordo: edizioni lussuose con impressioni in oro e copertine imbottite ed edizioni più economiche. Uno per ogni portafoglio. Anche i pins, le spillette di bronzo con il logo del Congresso svolsero un loro ruolo ruolo da svolgere: ornarono baveri e camice e si spolverarono per ogni nuovo Congresso, per restare infine dimenticati nel portagioie della nonna.

Fin qui i segni visibili, quelli capaci di rimanere fissati nella memoria, di un evento che andò ben oltre – e il lettore già può immaginarlo – il carattere specificatamente religioso. Il XXXII Congresso Eucaristico Internazionale fu molto più che la celebrazione dell'Eucaristia; fu un  mega-evento degno di un paese moderno qual era l’Argentina degli anni Trenta. Una grande festa, dato che il paese era stato scelto per ospitare un tale evento. Le città in cui celebrare i Congressi Eucaristici, infatti – allora come oggi – sono scelte con la stessa cura con cui oggi si organizza no gli eventi sportivi come la Coppa del Mondo. O le Olimpiadi. Fu la prima volta in cui, in America Latina, si realizzò qualcosa del genere. E fu considerato un onore non solo per Buenos Aires ma per il Paese tutt’intero E 'stato considerato un onore sia per Buenos Aires e per l'intero Paese. Così  si sviluppò quella febbre che incomodò il letterato Galvez.

La preparazione

L’Arcivescovo Mons.  Mariano Espinosa iniziò le trattative con il Comitato Permanente per i Congressi Eucaristici Internazionali mentre il paese si preparava a celebrare il centenario della Rivoluzione di Maggio. «Ho l'intenzione di organizzare un Congresso Eucaristico Internazionale nella mia città», scriveva a Roma nel 1905. Ma il suo desiderio non poté diventare realtà. E nel 1916, nel centenario dell’Indipendenza, ci si limitò ad organizzare il primo Congresso Eucaristico Nazionale. Ma tutto permise di trovare finalmente la strada giusta. Così, già negli anni Venti, l'Arcivescovo José María Bottaro riprese l'iniziativa del suo predecessore, finché nel 1932 Buenos Aires fu scelta per ospitare il XXXII Congresso Eucaristico Internazionale da dal 10 al 14 ottobre del 1934.

Gli sforzi argentini si erano moltiplicati soprattutto dopo il XXVIII Congresso Eucaristico Internazionale celebrato a Chicago nel 1926. Per la prima volta gli Stati Uniti ospitavano un evento di tale natura. Erano gli anni del dopo guerra e cresceva il ruolo degli USA nel mondo. Il Congresso di Chicago, dalle caratteristiche straordinariamente moderne, ebbe larghe ripercussioni in Argentina, tanto che il quotidiano La Nación vi dedicò un supplemento speciale. Le immagini mostrarono una città in grado di ospitare milioni di visitatori. Lo stesso avrebbe fatto l'Argentina. La lezione di Chicago era che solo una grande città e, quindi, un grande Paese, avrebbero potuto organizzare una grande Congresso Eucaristico.

La scelta vaticana confermava, così, il posto che l’Argentina occupava nel mondo. Gli stretti contatti che l'Argentina aveva stabilito con l'Europa fin dalla fine del XIX secolo, portavano finalmente frutto. Questi contatti si traducevano in linee marittime che univano l’Europa al Sudamerica, in accoglienza di immigrati, in investimenti s scambi commerciali sempre più forti.

Inoltre, il Congresso avrebbe contribuito a migliorare l'immagine offerta dal Paese all'estero. Come Chicago, la temibile città della mafia, anche Buenos Aires aveva e i suoi fuorilegge ed i suoi famigerati quartieri, come quello di Palermo che diventerà l’epicentro del Congresso del 1934. La promessa di migliorare le periferie aveva cominciato a realizzarsi con l’opera di interramento del fiume Maldonado. Con il sostegno del governo nazionale e del Municipio cittadino, il Congresso avrebbe spinto al completamento dei lavoro estendendo così l’area urbana.  Buenos Aires avrebbe dovuto brillare giorno e notte. Per questo, le cerimonie notturne organizzate a Plaza de Mayo avrebbero permesso di scoprire, accuratamente illuminati, i più importanti edifici del centro. Per prudenza, tutavia, le confessioni di mezzanotte furono riservate solo agli uomini.

 In ogni caso, non vi era alcun precedente per un evento di tal genere. Il Congresso Eucaristico Nazinale del 1916, infatti, aveva interessato solo la zona della Plaza e Avenida de Mayo. La celebrazione del Congresso Eucaristico Internazionale del 1934, invece, fu distribuita in tutta la città, per accogliere lo straordinario numero di pellegrini provenienti da tutto il Paese e dall’estero. Scenari caratteristici furono il porto – dove si ricevevano le delegazioni straniere - la Plaza de Mayo, la Chiesa del Pilar a Recoleta e l'altare innalzato sopra il Monumento degli Spagnoli, alla confluenza dei viali Libertador e Sarmiento. Il luogo aveva già dimostrato il suo potenziale al momento della sua inaugurazione nel 1927. Si trattava solo di ottimizzare al massimo la prospettiva offerta dall’incrocio di quei grandi viali per offrire lo spazio necessario alle celebrazioni moltitudinarie.

Febbre da Congresso

Come i campionati legati allo sport, il Congresso eucaristico ebbe i suoi sponsor tra cui si contavano le industrie più moderne dell’epoca. Le birre Bieckert, Palermo e Quilmes; le sigarette Chesterfield, imprese di elettricità e trasporto; i tradizionali negozi di shopping (San Miguel, La Piedad) case fotografiche; biscotti Canale; cioccolatini La Gioconda, cartoline commemorative; francobolli; souvenir con il logo del Congresso. Tutto ciò mise in fermento il mercato interno.

La gente comprava e viaggiava come si usa ormai fare nel moderno turismo di massa. Basta consultare la Guida Ufficiale 1934 distribuito tra i visitatori del Congresso per vedere l’invito a visitare La Plata, Luján o Tiger, con i loro rispettivi musei, parchi e strade commerciali. E le ferrovie consigliavano escursioni anche più impegnative sui monti di Cordoba, alle cascate di Iguazú, fino a San Carlos de Bariloche e Mar del Plata.

L’escursione più effettuata da quanti parteciparono al Congresso fu quella a Lujan, alla sua Basilica mariana, al Museo Storico nel vecchio palazzo del municipio. Il viaggio si effettuava in treno con prezzi agevolati per i pellegrini-turisti. Lo stesso valeva per i trasporti urbani.

I ristoranti, a loro volta, offrivano tariffe speciali per i membri del Congresso. La Sociedad Rural, nei pressi del grande altare di Palermo, aveva installato delle mense dove il pranzo era offerto a 1,50 pesos. Tutto era stato pianificato. Tuttavia, per l’ospitalità alberghiera, la città non era pienamente preparata. Per questo si offrirono in affitto stanze in case private a prezzi modici.

I personaggi importanti invitati all’evento, a cominciare dal Legato Pontificio il cardinale Pacelli, furono alloggiati nei palazzi privati delle famiglie più facoltose di Buenos Aires. I grandi nomi tra i proprietari terrieri giocarono un ruolo decisivo nell’organizzazione dell’evento e, in qualche modo, lo splendore del Congresso fu, in qualche misura, riflesso della loro potenza. Persino l’ostensorio monumentale ostentato nella processione finale, era ornato dei gioielli offerti dalle grandi signore di Buenos Aires.

Si comprende bene che, con tutti questi ingredienti, l'impatto del Congresso fu forte ed immediato. I giornali più importanti (La Nación, La Razón, Caras y Caretas), così come radio, offrirono resoconti dell’evento. Quotidiani e riviste pubblicarono numeri speciali che davano grande spazio al reportage fotografico;  la voce di Dioniso Napal - la "voce del Congresso" - inondò l'etere con la trasmissione radiofonica delle cerimonie. E la macchina da presa, che era stata utilizzata nel Congresso Eucaristico di Rosario nel 1933, registrò le voci ei volti delle moltitudini presenti.

Veniamo, infine, alla cosa più importante: i partecipanti. Impossibile dare cifre precise di quelle folle. C’erano interminabili colonne di uomini e donne. Benché il cattolicesimo desse già allora un posto importante alle donne, era inconcepibile per quel tempo che le colonne di entrambi i sessi si riunissero, come avviene oggi nel pellegrinaggio dei giovani a Lujan. Ognuno aveva il suo posto assegnato in anticipo ed i presenti si distinguevano per il loro abbigliamento: i Cardinali con il galero rosso, la livrea degli autisti che li conducevano, i militari con le loro uniformi di gala, i sacerdoti in tonaca nera o con camici e pianete, le bambine della prima comunione in abito bianco, i bambini dell’asilo con i loro grembiulini, i borghesi con vestito e cappello e le donne a capo coperto. Mentre gli altoparlanti ripetevano contiuamente quello che si doveva cantare e pregare. «Viva il Cardinale Copello», «Viva Cristo Re» gridavano al microfono. «Viva!», rispondeva quasi automaticamente la folla.

 Si è parlò, allora, di un milione di persone, e forse più. C'erano quelli che erano venuti da soli, per curiosare, e stavano ai margini: non si sa con precisione il loro numero ma di certo non era disprezzabile. C’era un gran numero di visitatori stranieri con le delegazioni ufficiali provenienti dai paesi vicini, dall’Europa, dall’Asia e ancora oltre. Tuttavia la maggior parte dei pellegrini erano argentini venuti a Buenos Aires dall’interno, per scoprire la città. Una serie di mini congressi celebrati in parrocchie e città di tutto il Paese, aveva preparato il clima. I più importanti di questi Congressi locali erano stati quelli di Cordoba, Rosario e Tucumán nel 1933. Da parte sua, la città di Buenos Aires offrì il meglio di sé: parchi, musei, edifici pubblici, larghe strade, illuminazione elettrica, tram, lavori pubblici, mass media, radio, edifici commerciali moderni, negozi, ristoranti… Buenos Aires fu uno degli attori principali del Congresso.

In conclusione

Non si deve sopravvalutare il carattere eccezionale del XXXII Congresso Eucaristico Internazionale, anche se la nostalgia può distorcere la prospettiva offerta dalla storia. Esso è ricordato come il momento del massimo splendore del cattolicesimo argentino, la cui importanza è andata ben oltre la semplice dimensione religiosa. Da qui il suo significato storico. Il Congresso si fece eco della pressione delle masse popolari che volevano occupare spazi sempre più importanti nella vita pubblica e sociale. Proprio come succedeva, nello stesso tempo, in gran parte dei Paesi europei e negli Stati Uniti.

Il Congresso Eucaristico Internazionale non fu solo un riflesso della fede degli argentini, o un prodotto della volontà o del potere delle autorità ecclesiastiche e politiche del tempo. Fu piuttosto il prodotto di una combinazione unica di molti fattori storici (politico, economico, sociale e culturale) propri del contesto locale, nazionale ed internazionale. La fede e la buona volontà degli uomini non bastano da soli a fare la storia. Prima di tutto vengono le condizioni che derivano dal contesto, condizioni che sono relativamente indipendenti dalla volontà degli uomini, per quanto tenace essa sia. Il Congresso Eucaristico Internazionale 1934 fu il prodotto di un vasto processo storico. Non si potrebbe dire di più.

(da  Criterio n. 2354, novembre 2009)

* L'autrice è uno storico che insegna presso l'Universidad Torcuato Di Tella e l’Universidad Catolica Argentina.

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