Il 51° Congresso Eucaristico Internazionale è certamente stato uno dei più significativi degli ultimi quarant’anni per diversi motivi. Il primo è la vitalità del cattolicesimo filippino che non è davvero solo questione di folklore. A un anno esatto dalla visita di Papa Bergoglio, il volto che le Filippine hanno offerto alla Chiesa cattolica durante la settimana del Congresso che ha visto convergere nell’arcipelago Cardinali, Vescovi, teologi ma anche semplici pellegrini da tutti i continenti è stato il volto di folle immense e di devota partecipazione.
Quattro anni dopo il Congresso Eucaristico Internazionale svoltosi a Dublino nel 2012 in cui Benedetto XVI, ad una Chiesa scossa dallo scandalo della pedofilia, aveva indicato l’Eucaristia come strada per voltare pagina, dall’altra parte del mondo è stata la fede sorridente dei cattolici filippini a dominare la ribalta. Fede intrisa della devozione popolare di Cebu: la città dello sbarco di Magellano, quella della veneratissima statua del Santo Niño, Bambin Gesù che accompagna i filippini anche nella loro diaspora di migranti in ogni angolo del mondo. Fede, tuttavia, vera e solida, che innestatasi fin dalla primitiva evangelizzazione sulle culture e religioni tradizionali, offre un esempio di inculturazione che non trova eguali in tutta l’Asia.
Naturalmente, la fede e la devozione non bastano a cancellare le contraddizioni del Paese. Per questo il Cardinale Luis Antonio Tagle, il giovane e carismatico arcivescovo di Manila, nel suo intervento al Congresso, ha richiamato tutti a non cedere all’individualismo e alla «cultura del selfie». E accanto a lui Orlando Quevedo - il Cardinale di Mindanao nominato da Papa Francesco - ha fatto notare che «sembriamo una nazione di santi», però poi nelle Filippine «c’è ancora una povertà di massa, persone senza casa, bambini di strada, tratta di esseri umani, droga e altre forme di criminalità. Per non parlare della corruzione che sembra attraversare il Paese da cima a fondo».
La sfida che il Congresso eucaristico in questi giorni ha rilanciato alla Chiesa filippina è dunque quella di non fermarsi ai riti, alle processioni, alle devozioni, ma di intraprendere la strada «di una vita davvero eucaristica». E da Cebu questa sfida, anche con le parole di Papa Francesco, si allarga ai cristiani del mondo intero.
Il secondo aspetto che ha offerto al Congresso un valore aggiunto è stata la comunione che la Chiesa locale ha espresso soprattutto attraverso i suoi vescovi. La Conferenza Episcopale Filippina ha scelto di celebrare la sua assemblea plenaria annuale proprio a Cebu nei giorni precedenti il Congresso così da offrire a tutti i vescovi la possibilità di una presenza costante a tutti gli appuntamenti proposti dal grande evento. La Conferenza Episcopale si è dimostrata totalmente solidale ed ha sostenuto la preparazione del Congresso in tutte le sue fasi e con tutti i suoi organismi, impegnandosi anche in prima persona durante la sua celebrazione. E va dato atto che il Comitato locale ha saputo valorizzare con criterio la presenza e l’intervento dei vescovi locali nello svolgimento del Congresso.
Il merito di questo risultato straordinario è dovuto anche al volontariato. Secondo i numeri forniti dal Comitato organizzatore locale, i volontari che hanno contribuito allo svolgimento e alla buona riuscita del Congresso sono stati circa cinquemila. Tuttavia, la cosa che ha stupito i partecipanti, è stata la straordinaria disponibilità della società civile in tutte le sue articolazioni, delle associazioni, scuole, parrocchie, confraternite, movimenti… a collaborare in qualsiasi modo e del tutto gratuitamente per il Congresso. Il Comitato locale in molti casi si è limitato a incanalare ed organizzare questa forza lavoro straordinaria per vivacità, generosità, competenza, professionalità. Basti pensare agli spettacoli folcloristici che hanno preceduto o seguito le celebrazioni pubbliche del Congresso mostrando l’anima più vera del popolo filippino, al lavoro oscuro ma essenziale svolto dagli alunni di tante scuole professionali che si sono messi a disposizione per far funzionare la complessa macchina organizzativa, all’impegno ospitale di tante famiglie che hanno accolto i pellegrini poveri, ai continui gesti di gentilezza espressi da tutto il personale coinvolto nell’evento. Davvero tutta la città, tutti i cebuani hanno voluto fare qualcosa per il Congresso, senza badare al tempo, alla fatica o ai costi. Una disponibilità così generosa ha suscitato l’ammirazione stupita dei pellegrini.
In questo modo il Congresso Eucaristico Internazionale di Cebu si è trasformato non solo in un potente strumento missionario, ma ha suscitato straordinarie energie che hanno positivamente contagiato tutti i partecipanti convincendoli della necessità che in ogni Chiesa locale l’Eucaristia ridiventi fonte e culmine della missione.
Vittore Boccardi