TESTA.LOURDES

 

42. LOURDES (Francia) dal 16 al 23 luglio 1981.

Organizzato da: S.E. Mons. Henri Donze, Vescovo di Tarbes e Lourdes.

Presidente: Legato Pontificio Cardinale Bernardin Gantin.

Segretario generale: P. Marcel Mingam.

Tema:

Gesù Cristo, pane spezzato per un mondo nuovo.

Per la terza volta a Lourdes

    Il terzo Congresso Eucaristico internazionale tenutosi nella città mariana (gli altri due rispettivamente nel 1899 e nel 1914) è stato caratterizzato dalla assenza-presenza del Papa ma soprattutto dalla nutrita presenza di rappresentanti delle giovani generazioni, in particolare dalle folte delegazioni provenienti dalle giovani Chiese. Questa, in sintesi, il ricordo del 42° Congresso Eucaristico Internazionale, che si è svolto a Lourdes tra il 16 e il 23 dello scorso luglio.

Il programma del Congresso

    Già sulla carta il programma del Congresso appariva oltremodo denso e accattivante. Intorno al tema generale: Gesù Cristo pane spezzato per un mondo nuovo, si era svolto a Tolosa, nei giorni immediatamente precedenti, il Simposio internazionale sotto la presidenza del cardinale Thiandoum, arcivescovo di Dakar.Il Simposio aveva lo scopo di far precedere al Congresso Eucaristico una sorta di esame di coscienza collettivo, in modo che la responsabilità di fronte alla condivisione materiale (in rapporto al drammatico problema della fame nel mondo) non fosse sottaciuta in vista della condivisione spirituale che avrebbe trovato più ampio spazio nel Congresso medesimo. Il Simposio si è concluso con un messaggio, sottoscritto dai partecipanti, nel quale si poteva leggere: «Centinaia di. milioni di uomini, donne e fanciulli sono privati del necessario nel momento stesso in cui l'umanità si è arricchita di sapere e di tecniche che permetterebbero di soddisfare almeno i bisogni essenziali di tutti: il pane che manca e tutto ciò senza di cui l’uomo muore: cibo, ma anche lavoro,. dignità, libertà, amore, rispetto della propria cultura. E anche la speranza di un avvenire possibile di cui i giovani in modo particolare hanno bisogno per avere Il gusto della vita. Noi ci sentiamo collettivamente responsabili di questa situazione, che richiede un cambiamento di mentalità e di Strutture su scala mondiale e in ciascuna delle nostre società».

    Dopo la solenne inaugurazione del Congresso Eucaristico, aperto in nome di Giovanni Paolo II dal card. Legato Bernardin Gantin (16 luglio), la prima giornata era dedicata al tema: La Chiesa si raduna da tutti gli orizzonti e aveva come momenti forti la celebrazione dello straniero, una manifestazione della Missione Operaia, e una affollatissima tavola rotonda sulle Assemblee domenicali senza sacerdote (17 luglio).

    La seconda giornata, sotto il tema: La Chiesa proclama la Parola di Dio, ha avuto come punto focale una conferenza di Mons. Lustiger, arcivescovo di Parigi, dal titolo: Eucaristia ed evangelizzazione. L'Arcivescovo di Parigi, rivolgendosi in particolare ai cristiani di Francia ha detto tra l'altro: «Noi siamo una Chiesa ricca di beni materiali. Credete forse che scagliandoci gli uni contro gli altri arriveremo a distaccarci dai nostri beni in favore dei poveri? lo non lo penso. Ci faremo del male, ci lacereremo, allontanandoci dalla parola di Cristo. Che cosa possiamo fare? Ve lo dico: lasciatevi prendere dallo Spirito di Dio, diventate voi stessi ciò che Dio vuole che voi siate: figli di Dio. Egli strapperà dal vostro cuore la volontà di potenza e l’attaccamento ai beni della terra se, entrando in questo mistero eucaristico, entrerete nel silenzio della preghiera, nella fedeltà dell'amore. Allora Dio saprà trasformare i nostri cuori induriti, aprire le nostre mani chiuse».

    La giornatae avrebbe dovuto culminare con una celebrazione della Parola presieduta da mons. Donze, vescovo di Tarbes e Lourdes, che non ebbe luogo a causa della pioggia. La pioggia impedì anche la prevista salita notturna dei giovani al Pic du Jer per meditarvi le Beatitudini. Le perturbazioni atmosferiche, che hanno imposto talvolta bruschi mutamenti di programma, non hanno tuttavia impedito il proliferare degli incontri e delle iniziative nei confronti delle quali non restava al congressista che l'imbarazzo della scelta. La sera della seconda giornata prendeva il via uno spettacolo musicale, che si protraeva nelle serate successive, dal titolo: Mille chitarre per Dio, al quale davano vita i giovani provenienti da tutta la Francia e dai diversi Paesi del mondo (18 luglio).

    La terza giornata del Congresso, che cadeva di domenica, era dedicata al tema: La Chiesa rende gazie a Dio. Nel luogo predisposto per le adunate generali, Il grande prato di fronte alla grotta di Massabielle, al di là del fiume Gave, dominato da un alto podio con l'altare, il card. Legato ha concelebrato la messa con circa trenta cardinali, alcune centinaia di vescovi e più di mille, sacerdoti. Il rito, al quale hanno partecipato più di cinquantamila fedeli, e stato ripreso e diffuso dalla televisione francese sul territorio nazionale e in alcuni Paesi limitrofi. Nel corso dell'omelia, improntata al tema dell'azione di grazie, il cardo Gantin ha detto: «L’atteggiamento di. azione di grazie è un test significativo della vita cristiana. Suppone uno sguardo contemplativo che sa vedere il fondo delle cose; fa scaturire dentro di noi capacità di ammirazione entusiasta, di adorazione, di fiducia, di amore, di tenerezza per Dio al quale dobbiamo tutto, compresa1a natura e la potenza che mette nelle nostre mani. I poveri si rivelano sovente più sensibili del ricchi nei confronti di un simile atteggiamento. Col poco che possiedono, essi sanno rendere grazie per il pane quotidiano e condividerlo con gli altri. Anche i bambini lo sanno sovente meglio di noi, come tutte le persone semplici e umili, come Bernadette e, meglio di tutti, come Maria di Nazareth: basti pensare al Magnificat».

    Alla messa seguì una solenne processione eucaristica, La giornata era caratterizzata dal passaggio di una folta schiera di fanciulli e adolescenti per i quali erano stati predisposti incontri e animazioni adatte alla loro età, e comprendeva una celebrazione musicale dal titolo: Il roveto ardente (19 luglio).

    La quarta giornata, sotto il tema: La Chiesa fa memoria del Cristo che libera e riconcilia, vedeva svolgersi al mattino una grande celebrazione ecumenica e nel pomeriggio una celebrazione della conversione, presieduta dal cardo Etchegaray, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza Episcopale Francese. Fra gli incontri della sera ve ne fu uno molto suggestivo con frère Roger di Taizé, il quale, sotto uno dei tanti tendoni da circo allestiti per ospitare questo genere di manifestazioni, tra i canti e le preghiere dei giovani che lo attorniavano ha parlato a lungo, come è sua abitudine, del suo amore per il Papa e della sua devozione alla Madonna e all'Eucaristia (20 luglio).

    La quinta giornata aveva per tema: La Chiesa invoca lo Spirito Santo. In essa, dopo la solenne concelebrazione della messa dello Spirito Santo nella basilica San Pio X, l'attenzione di tutti i congressisti si è concentrata sul discorso del Santo Padre, registrato alcuni giorni prima dalla televisione italiana, che è stato ascoltato con profondo raccoglimento e intima partecipazione nella medesima basilica San Pio X gremita fino all'inverosimile (21 luglio).

    La sesta giornata, sotto il tema: La Chiesa comunica col Corpo di Cristo, iniziava con la messa e unzione degli infermi, presieduta dal card. Macharski, arcivescovo di Cracovia, durante la quale veniva diffuso un breve messaggio del Papa ai malati, e si concludeva con due grandi veglie, una per i giovani riuniti nella basilica San Pio X sotto la guida del card. Marty, già arcivescovo di Parigi, e l'altra all'aperto, sotto il segno del fuoco, per tutti gli altri congressisti (22 luglio).

    L'ultima giornata del Congresso, dal tema: La Chiesa partecipa alla missione di Cristo, aveva come momenti forti l'incontro del card. Legato con le giovani Chiese e la manifestazione conclusiva (Statio Orbis) consistente nella solenne con celebrazione di una messa durante la quale il card. Legato, che la presiedeva, ha conferito l'ordinazione sacerdotale a 11 diaconi.

    Questa, per sommi capi, fu l'intelaiatura generale del 42° Congresso Eucaristico Internazionale.Non è infatti possibile abbracciare con uno sguardo d'insieme tutte le manifestazioni ospitate dal Congresso. Ogni avvenimento, infatti, si diramava in mille rivoli, salvo poi confluire, come per un magico richiamo, nelle grandi adunate di massa. A tale proposito, il cardo Etchegaray così dichiarò alla Radio Vaticana: «E difficile per qualcuno che si trova sul posto avere una visione d'insieme. E come un self-service dove si sceglie in base ai propri bisogni, ai propri gusti. Così pure nella Chiesa. Non si hanno sempre le stesse necessità. Esse variano a seconda dell'età, della condizione. Qui a Lourdes è riunita la Chiesa cattolica, universale, ma anche la Chiesa locale, cioè la Chiesa che cerca di avvicinarsi il più possibile ad ogni uomo, ad ogni credente, che risponde alle richieste direi personalizzare di ogni fedele. In questo senso, questa di Lourdes è veramente una grande esperienza».

    I partecipanti stabili al Congresso erano poco più di trentamila. Ad essi si aggiungevano altre decine di migliaia di congressisti di passaggio. Mentre la quantità, soprattutto se paragonata con quella dei partecipanti ai Congressi Eucaristici Internazionali del recente passato, non è da considerarsi eccezionale, tutt'altro discorso deve essere fatto per ciò che riguarda la qualità, cioè il grado di preparazione e impegno manifestato dai congressisti, sia a livello personale, sia da parte dei gruppi composti di elementi selezionati.

    Il cardinale Marty assicurava: «Qui non ci sono le grandi folle di Melbourne o di Filadelfia, ma va sottolineato l'aspetto qualitativo del Congresso, una qualità che si traduce nella sua preparazione e nella sua realizzazione. I Paesi rappresentati sono centoquattro. Ho appena visitato le delegazioni della Corea e del Giappone. È sorprendente osservare la qualità dei cristiani venuti da tanto lontano. Ma anche per quanto riguarda la Francia, più che puntare sul massiccio afflusso dei partecipanti si è guardato alla loro preparazione. Tutte le persone presenti sono venute con una loro motivazione; tutti si sforzano di capire il ruolo di Gesù Cristo, attraverso il pane eucaristico, la sua parola, il suo perdono, e nello stesso tempo si interrogano sul loro futuro. I giovani che ho visitato in questi giorni nei loro campi cercano questo: che cosa dobbiamo fare domani? Che cosa si esige da noi?».

    In vista del Congresso, la commissione istituita dall'episcopato francese per prepararne i lavori aveva stilato un documento teologico di base, che, tradotto in diverse lingue, era stato inviato alle varie Conferenze episcopali per orientare la riflessione nelle Chiese locali. Nel documento, imperniato sui momenti e sui valori della celebrazione eucaristica, trovano adeguato sviluppo e reciproca connessione i temi e sotto temi del Congresso ai quali abbiamo sopra accennato.

    La cosa che maggiormente colpiva a Lourdes, durante il Congresso Eucaristico, era vedere un numero elevato di vescovi circondati ciascuno da una porzione rappresentativa del popolo affidato alla loro cura pastorale. La vita trascorsa insieme dai pastori e dai fedeli nelle giornate di Lourdes costituì un'esperienza di comunione spirituale straordinaria.

    La gran parte del tempo a disposizione dei congressisti era dedicata alla preghiera, sia liturgica, sia personale, alternata con momenti di riflessione sui temi proposti nelle conferenze, nelle tavole rotonde e nei dibattiti. Il culto eucaristico pubblico, come è nella tradizione di questi congressi, si è espresso in forme di esaltante coralità. Il fascino di Lourdes ha assicurato al Congresso un forte legame con le devozioni eucaristica e mariana così saldamente radicate in questo luogo di perenni pellegrinaggi. La devozione moderna non ha mancato di ravvivare col suo contributo originale, soprattutto ad opera dei giovani, i riti già tradizionalmente cari al popolo cristiano.

Giovani generazioni, giovani Chiese

    L'aspetto senza dubbio più spettacolare del Congresso Eucaristico di Lourdes fu determinato dalla presenza massiccia e comunicativa dei giovani. Erano più di diecimila (un terzo del totale dei congressisti), ma ad essi si associavano spesso numerosi adulti desiderosi di compiere un bagno di giovinezza spirituale. La presenza dei giovani era palesata dai canti che si susseguivano in ogni ora del giorno per le strade della cittadina, col sole o sotto la pioggia. Gruppi di giovani attraversavano in tutti i sensi il piccolo centro, tenendosi per mano e talvolta coinvolgendo i passanti in improvvisati girotondi.

    Per i giovani erano stati previsti momenti di spettacolo, per lo più musicale, ma si è notato ben presto come la festa collettiva tendesse a dilagare, grazie al clima che si era stabilito, anche al di fuori degli spazi a tale scopo predisposti dagli organizzatori. Se un salone si rivelava troppo esiguo per accogliere tutti coloro che desideravano partecipare a un trattenimento come quello intitolato: Mille chitarre per Dio, gli esclusi non si scoraggiavano e davano luogo a una manifestazione analoga all'aria aperta.

    Per i giovani era stata allestita una tendopoli composta di ottocento tende, suddivisa in dodici villaggi dai suggestivi nomi biblici. Nella tendopoli, dove talvolta si è dovuto lottare per difendersi dalle intemperie, avvenivano gli scambi più intensi, sia sul piano umano, sia su quello spirituale. Molti cardinali e vescovi si sono recati in visita ai villaggi dei giovani sostandovi talvolta intere giornate e trascorrendovi la notte per raccogliere le testimonianze e rispondere alle domande di tutti. Qualche vescovo ha seguito l'intero Congresso alloggiando sotto la tenda tra i giovani della propria diocesi.

    I due grandi momenti dei giovani al Congresso hanno avuto luogo nella notte tra il 18 e il 19 luglio, quando, nell'impossibilità di effettuare per ragioni meteorologiche la salita al Pic du Jer, hanno dato vita nella basilica sotterranea San Pio X alla manifestazione sul tema delle Beatitudini, che avrebbe dovuto svolgersi a settecento metri di altitudine sotto il cielo stellato in attesa dell'alba, e la notte tra il 22 e il 23 luglio quando, nella medesima basilica, ha avuto luogo la «veglia sul mondo», la quale, nelle intenzioni originarie degli organizzatori, avrebbe dovuto ricreare attorno alla persona del Santo Padre lo stesso clima di entusiasmo che aveva caratterizzato l' indimenticabile incontro del Parc des Princes durante la visita
di Giovanni Paolo II a Parigi.

    Nella prima di queste due nottate i giovani hanno acclamato a lungo dom Helder Càmara, arcivescovo di Recife, che li esortava a scuotere il mondo col loro insopprimibile desiderio di giustizia e di fraternità. «Voi potete - diceva dom Helder Càmara ai giovani - mostrare la follia della corsa agli armamenti e dire che si potrebbe fare ben altro coi soldi spesi tanto follemente. Questa deve essere per voi come una sfida. Nel mondo c'è lavoro per tutti».

Nella seconda hanno ascoltato in perfetto silenzio il card. Marty, che li aveva pregati di non applaudire le parole con le quali intendeva avviare il dialogo personale di ciascuno di essi col Cristo esposto sull'altare sotto le specie eucaristiche. Dopo aver confidato ai giovani di aver deciso egli stesso in una notte di preghiera davanti alla grotta di Massabielle (il 2 agosto del 1923) di entrare dopo tante esitazioni in seminano all’età di diciannove anni, d cardo Marty così li esortava: «Nel silenzio esteriore, ma nel sussulto del Vostro cuore, state per vivere mezz'ora, un'ora, forse tutta la notte con lui. Egli discenderà e abiterà presso di voi, se gli fate posto. Parlate con lui, ascoltatelo. Egli vi dirà senza dubbio ciò a cui non avete ancora pensato. Egli sa in che cosa consiste la vostra felicità di domani. Egli sa come potete Costruire la felicità degli altri [ ... ]. La vostra felicità dipende dal dialogo di questa notte. Da esso dipende anche la felicità del mondo».

    Le diverse iniziative sviluppate dai giovani nelle giornate del Congresso sono confluite in un appello rivolto ai loro coetanei del mondo intero: «Le grida degli operai disoccupati - dice tra l'altro l'appello dei giovani presenti al Congresso - degli studenti squalificati, dei contadini spossessati, dei cittadini privati di libertà, degli oppositori torturati, degli uomini affamati, dei bambini non amati, dei giovani privati della speranza, del poveri sempre più poveri, risuonano come Beatitudini dei nostri giorni: Interpellati, noi proclamiamo la nostra volontà di agire e di agire insieme per costruire un mondo nuovo. Insieme, quali che siano le nostre convinzioni, prenderemo il nostro posto nella storia. Ovunque ci troviamo, in due, tre e più ancora, è già possibile farlo. Dobbiamo avere fiducia in noi stessi, nell'altro, in ogni uomo. Ciascuno è fatto per crescere fino a raggiungere la sua vera dimensione. Questa fiducia nell'uomo noi cristiani la riceviamo da Dio, il quale ha creduto in noi fino al punto di farsi uomo in Gesù Cristo. Sul suo, esempio, questa trasformazione del mondo passa prima di rutto attraverso quella dell’uomo, la nostra. E noi sappiamo che essa si realizza pienamente per lui, con lui e in lui, pane spezzato per un mondo nuovo».

    La preghiera dei giovani si è espressa, durante le manifestazioni del Congresso, nelle forme più svariate. Dai canti, ai quali abbiamo già accennato, spesso modulati su morivi semplici e orecchiabili che potevano essere facilmente ripresi, pur nella diversità delle espressioni linguistiche, dall'intera assemblea, alle danze inserite talvolta nelle azioni liturgiche; dai gesti simbolici all'ascolto silenzioso della parola di Dio. Chi si trovava a dover attraversare da un capo all'altro (come è accaduto a noi a motivo del nostro lavoro) i luoghi di culto durante le affollatissime messe del Congresso, restava stupito nel vedere un gran numero di giovani accoccolati per terra col volto tra le mani, le mani sulle ginocchia, in un atteggiamento di raccoglimento e di impermeabilità nei confronti dell'ambiente esterno spesso dispersivo. Di notte molti giovani sostavano a lungo nella cappella del Carmelo, dove era esposto il Santissimo per l'adorazione perpetua, in ginocchio sul pavimento, con le braccia in croce, oppure davanti alla Grotta, prostrati fino a toccare col volto per terra o sgranando tra le mani la loro corona del rosario.

    Un altro aspetto che si imponeva in maniera macroscopica all'attenzione dei partecipanti al Congresso Eucaristico di Lourdes era la presenza significativa dei rappresentanti delle giovani Chiese e in particolare di quelle dell' Africa. Pareva di cogliere in questa presenza colorita e talvolta rumorosa (specialmente nelle liturgie animate dagli africani) una risposta ai viaggi apostolici del Papa in Africa, Asia e America Latina. I delegati di queste Chiese avevano infatti assicurato la loro presenza al Congresso quando si prevedeva che Giovanni Paolo II lo avrebbe presieduto di persona. Risultavano altresì evidenti i legami tra le giovani Chiese e quelle europee, ed in particolare con quella francese, che tanto incremento ha dato, in un passato remoto e recente, all'attività missionaria. Oggi le giovani Chiese intendono proseguire nella loro crescita puntando principalmente sulle energie autoctone di cui dispongono, ma sanno che il processo di sviluppo spirituale, verso il quale sono avviate, non potrà realizzarsi in maniera adeguata se non mediante un rinnovato rapporto e un serrato confronto con le altre Chiese.

Presenza spirituale del Papa

    La forzata assenza di Giovanni Paolo II non ha mancato di far sentire il suo effetto soprattutto per quanto riguarda la risonanza internazionale che l'avvenimento avrebbe assunto qualora il Santo Padre, come era nelle sue intenzioni, avesse potuto venire a Lourdes, congressista tra i congressisti. Nonostante ciò, il Congresso è stato un successo straordinario.

    Ogni manifestazione era pervasa da un soffio di spontaneità e volontà di partecipazione che lasciava sbalorditi coloro che non- sono abituati, soprattutto in un'epoca come la nostra, che appare in altre circostanze tanto aliena dagli interessi religiosi, ad assistere a fenomeni di così intenso fervore spirituale. Gli organizzatori del Congresso, la cui fatica non deve essere stata lieve nel fronteggiare gli imprevisti di diversa natura che si presentavano si può dire ad ogni momento, hanno avuto la discrezione di non far pesare la loro presenza. Si aveva l'impressione che essi si fossero limitati ad allestire una molteplicità di spazi ed a mettere questi spazi aperti a disposizione dell'iniziativa di coloro che temporaneamente li occupavano.

    Il termine «creatività» è risonato sovente lungo tutto il Congresso per indicare quanto di improvvisato o non rigorosamente programmato accadeva nelle singole manifestazioni. È una parola che, pur con l'alone di indeterminatezza che reca inevitabilmente con sé, indica con sufficiente chiarezza l'azione dello Spirito che ha animato tanti incontri di preghiera e scambi di reciproche esperienze, la cui efficacia andava ben al di là di quanto si poteva esteriormente costatare.

    La presenza spirituale del Papa si è fatta sentire a Lourdes in diverse maniere. Prima di tutto nella persona del cardo Legato, la cui scelta non avrebbe potuto essere più felice, sia per l'indiretto incoraggiamento che ne derivava alle giovani Chiese, sia per il successo personale che il card. Gantin ha saputo riscuotere. Assente fisicamente, il Papa era presente nel cuore di tutti i congressisti. L'attentato del 13 maggio 1981 ha costituito per tutti i cristiani un'occasione per rendersi conto in maniera più chiara delle condizioni reali nelle quali il Pontefice esercita il suo ministero, e per approfondire il significato che i suoi gesti e le sue parole assumono nel rapporto con le circostanze storiche con le quali. interferiscono.

    Questo insieme di considerazioni, se da una parte rendeva eloquente il rimpianto, che non poteva non esserci, della presenza del Santo Padre a Lourdes, d'altra parte attribuiva alla sua assenza un valore di simbolo ben altrimenti, ma non meno distintamente, percepito.

    Il momento nel quale la presenza spirituale del Papa si è fatta sentire in maniera più viva a Lourdes è stato quando, nel pomeriggio del 21 luglio, ha avuto luogo nella basilica San Pio X l'audizione del messaggio ai congressisti precedentemente registrato da Giovanni Paolo II nella sua stanza al Policlinico Gemelli. Il silenzio dell'assemblea era tale che si sarebbe detto che ciascuno dei presenti (circa trentamila) trattenesse il respiro per non perdere neppure una sillaba dell'allocuzione pontificia.

    Il Santo Padre ha detto tra l'altro: «Il "mondo nuovo" - di cui troviamo un segno e un inizio effettivo nel reciproco scambio, nell'ospitalità, nella comunanza di ideali, nella generosità del servizio, nell'unità della fede e nel fervore della carità - non ha altro fondamento che Gesù Cristo, Figlio del Padre, che, per amore, è diventato nostro fratello assumendo la natura umana. Questo mondo nuovo è stato annunciato da lui, durante tutta la sua vita sulla Terra, come il Regno di Dio; meritato mediante il suo sacrificio, iniziato con la sua risurrezione e con il dono del suo Spirito. Da allora, esso si costruisce attorno al Cristo presente nel cuore degli uomini, primogenito tra i morti e Capo della Chiesa (cfr Col 1, 18). Esso si compirà quando il Cristo avrà riempito tutto con la sua pienezza (cfr Ez 1,23), nell'aldilà, "terra nuova e cieli nuovi " (Apoc 21, 1), di cui oggi il mondo rinnovato secondo il suo Spirito è sempre e soltanto l'inizio (cfr Gaudium et spes, nn. 38-39). In definitiva, l'umanità nuova, per la fede cristiana, è sorta dalla croce ed è così che la "frazione del pane" assume prima di tutto il suo senso: "Questo è il mio corpo offerto per voi ... Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue" (1Cor 11,24-25). Sì, la vera frazione del pane, quella che è fondamentale per noi cristiani, non è altro che quella del sacrificio della croce, Da essa derivano le altre e verso essa confluiscono. In effetti, è proprio perché l'umanità non si chiuda nel suo rifiuto, perché l'ultima parola non spetti all'ingiustizia, perché l'odio sia cancellato, perché la storia si apra ad un avvenire nuovo, che il Cristo ha accettato di essere sulla croce proprio lui la vittima offerta per il peccato, per l'incredulità e per l'ingiustizia».

    La densa trama di riferimenti biblici e teologici presenti nel discorso del Papa lasciava trasparire, al di là delle parole, il valore della testimonianza che ad esse derivava per il fatto che colui che le pronunciava recava ancora sensibili su di sé le stimmate dell'aggressione subita mentre esercitava il ministero di supremo Pastore.

    «Il sacrificio della croce - proseguiva il Santo Padre - è talmente decisivo per l'avvenire dell'uomo, che il Cristo l'ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per prendervi parte come se fossimo stati presenti. L'offerta del Cristo in croce - che è il vero pane di vita spezzato - è il primo valore che deve essere comunicato e condiviso. Per questo, prima di salire il Calvario, Cristo ha voluto, nel sacro silenzio del Cenacolo, trovare il tempo di compiere una frazione liturgica del pane: l'ha celebrata con i Dodici chiedendo loro di ripeterla nel suo nome fino al giorno in cui sarebbe ritornato per iniziare i tempi nuovi. Sul pane e sul calice della prima Pasqua cristiana egli ha compiuto allora i gesti ed ha pronunciato le parole che, per il ministero dei vostri vescovi, successori degli Apostoli e dei sacerdoti loro collaboratori, sono stati rinnovati qui per farvi accedere al sacrificio del Cristo e per mezzo di lui alla risurrezione che trasformerà tutte le cose».

    Non si potrebbero trovare parole più adatte per esprimere il modo in cui l'intero Congresso Eucaristico di Lourdes ha vissuto per otto intensissimi giorni il motto: «Gesù Cristo pane spezzato per un mondo nuovo». La commozione che si avvertiva tra gli ascoltatori del messaggio del Papa era segno evidente di un'adesione che avvinceva la mente e il cuore di tutti.
La voce del Santo Padre è tornata a risonare attraverso gli altoparlanti nella medesima basilica il giorno successivo, in occasione della messa e unzione degli infermi. Questa volta il Pontefice si rivolgeva direttamente ai malati. «Quando a Roma o nei miei viaggi incontravo dei malati - ha detto Giovanni
Paolo II -, mi piaceva fermarmi davanti a ciascuno di loro, mi piaceva ascoltarli, benedirli per far loro capire che erano ognuno oggetto della tenerezza di Dio. È cosi che Gesù faceva. Dio ha permesso che io stesso, in questo momento, provi su di me, nella mia stessa carne, la sofferenza e la debolezza. Questo mi fa sentire ancora più vicino a voi. Mi fa capire ancor meglio la vostra prova: "Completo nella mia carne ciò che manca alle sofferenze del Cristo in favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 24). Vi invito ad offrire con me la vostra prova al Signore, che attraverso la croce realizza grandi cose; ad offrire la vostra prova perché la Chiesa intera conosca, attraverso l'Eucaristia, un rinnovarsi della fede e della carità; perché il mondo conosca il beneficio del perdono, della pace e dell'amore».

    In nessun altro luogo meglio che a Lourdes queste parole del Papa avevano la possibilità di essere afferrate in tutta la pienezza del loro significato. Lourdes è una città che conosce il dolore, sa comprenderne l'accento, sa apprezzarne il valore. Le solenni celebrazioni del Congresso Eucaristico, pur così ricche dei colori e dei suoni della festa, non sarebbero che vuota apparenza per chi non avesse saputo cogliere il legame di solidarietà che ha unito nel segno dell'Eucaristia il Papa malato e i malati di Lourdes sotto lo sguardo della Vergine.

Nella foto di Testa: il Cardinal Gantin, legato Pontificio, celebra la "statio orbis" finale del Congresso di Lourdes.
 

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