Un nuovo corso per i Congressi
Dopo la guerra mondiale che aveva seminato morte e distruzione in gran parte del vecchio continente, negli anni in cui individui e le nazioni cercavano di recuperare la pace desiderata, Papa Benedetto XV, la cui voce pacifica era risuonato invano in mezzo alle battaglie, volle che, nella Città Eterna, si riannodasse, la serie dei Congressi Eucaristici interrotta dal 1914. Il tema da trattare, espressione del desiderio delle genti, fu declinato così: Il Regno pacifico di Nostro Signore nell'Eucaristia. Dunque, un solo argomento, la pace: pace per ogni persona, pace nella famiglia, pace nella società, pace nelle nazioni in sé stesse e nelle relazioni con le altre, pace sgorgante dal Cuore eucaristico di Gesù.
Cristo, re di pace, doveva essere glorificato e realmente lo fu, perché con il Congresso di Roma si dette inizio ad una nuova serie di manifestazioni eucaristiche che superarono quelle già realizzate fino ad allora.
Inaugurazione
Il 24 maggio, fin dalle prime ore pomeridiane, le adiacenze di S. Pietro erano animate da un imponente movimento di pellegrini che accorrevano al Belvedere per venerare il Papa e ascoltarne la parola augusta. La cerimonia di apertura, infatti, si tenne in Vaticano e fu presieduto dal Sommo Pontefice. Papa Benedetto XV, che aveva convocato a Roma tutti i popoli per questo evento, era morto alcuni mesi prima e fu così il suo successore Pio XI, a presiedere queste feste eucaristiche. Su un lato del grande cortile era stato innalzato un vasto palco con il trono di Sua Santità che, insieme con le poltrone riservate ai membri del Sacro Collegio, ai vescovi e al corpo diplomatico, era sovrastato da due bellissimi arazzi, raffiguranti l'Ultima Cena.
Fin dall'inizio, il Congresso si caratterizzò per la sua universalità e questo non solo per la presenza del Padre comune dei fedeli, capo supremo della chiesa, circondato da numerosi principi della cristianità; ma anche per la presenza degli ambasciatori di vari Paesi e di più di 200 vescovi, provenienti da tutto il mondo. Per celebrare la gloria del Santissimo Sacramento si trovavano, fianco a fianco, prelati di rito latino, patriarchi orientali, vescovi greci, armeni e siriani.
Improvvisamente, le trombe d'argento intonarono l’inno pontificio, annunciando alla folla l’arrivo del Pontefice. Al vedere la sua auto che passava tra gli archi del portico, la moltitudine proruppe in applausi ed acclamazioni che accompagnarono Pio XI fin sul palco. Dopo che un coro di 600 voci ebbe cantato l'inno eucaristico composto per il Congresso, il Cardinale Vannutelli, decano del Sacro Collegio, lesse un indirizzo di saluto ascoltato silenziosamente dalla folla stimata in 100 mila persone: «Beatissimo Padre, presso l'incrollabile rocca del Vaticano, al Vostro e sacro cospetto, s'inizia in questo solenne momento, il XXVI Congresso eucaristico internazionale nella festa e nel giubilo dell’Alma Città. E non è soltanto un nuovo Congresso che ora s'inizia: è un principio di nuovi congressi eucaristici che s'inaugura sotto i Vostri gloriosi auspici, Beatissimo Padre, dopo che ne apparve chiusa per oltre un settennio quella serie donde tanto bene provenne alla umana e cristiana società». E dopo aver ricordato i precedenti Congressi Internazionali, invocò la signoria di Cristo come unico rimedio ai mali del mondo: «Alla apostasia sociale, pertanto, noi opponiamo il trionfo sociale di N. S. Gesù Cristo; alla sociale indifferenza, la pubblica e sociale professione della nostra fede e del culto che Gli è dovuto; all'incredulità e spirito d'indipendenza, il riconoscimento filiale della sua sublime sovranità, dalla quale ogni altra discende ricevendone legittimità e valore. Intenda il, mondo, dal pubblico tributo della nostra sudditanza, che tutti, reggitori e sudditi, popoli e governi, se vogliono trovare pace e salute, debbono riconoscere alfine e unitamente proclamare Cristo Re eterno e Signore universale : rex regum et Dominus dominantium…».
Una volta che il Cardinale ebbe concluso il suo intervento, il Papa si alzò in piedi e pronunciò un discorso in cui sostenne che quella assemblea solenne era il miglior contributo per offrire una pace vera e duratura: «Da questo Congresso Eucaristico, che è il primo di una nuova serie degli Eucaristici Congressi deve cominciare, e comincerà… una vera e propria rigenerazione, che consiste nel ritorno della società a Gesù Cristo e nel ritorno di Gesù Cristo nella società umana; rigenerazione che contiene la sostanza più vera e più salda d’ogni altra ricostruzione e ricostituzione». Al termine tutti si inginocchiarono per ricevere la benedizione del Vicario di Cristo e lo salutarono con entusiasmo con nuove acclamazioni e lunghi applausi.
Da una chiesa all’altra
Il giorno 25, primo giorno del Congresso, coincideva con la festa dell’Ascensione del Signore. Un'altra volta i Congressisti furono chiamati a radunarsi intorno alla paterna figura di Pio XI, che avrebbe solennemente pontificato in S. Pietro alle 9. Ma intanto i gravi fatti di sangue succeduti a S. Lorenzo in occasione delle onoranze alla salma di Enrico Toti e lo sciopero generale imposto alla cittadinanza, sembravano dovessero sfiduciare i molti pellegrini che avrebbero dovuto percorrere a piedi lunghi tratti di cammino. Ma il desiderio di rivedere il Papa era tanto forte, che fino dalle 7 del mattino in piazza S. Pietro affluiva una folla numerosa, sollecita di assicurarsi un posto nella grande basilica per seguire lo svolgersi delle cerimonie.
Il papa fece l’ingresso solenne in sedia gestatoria, indossando il triregno e benedicendo la folla dei fedeli. Nel frattempo, un grande coro composto da tutti i seminaristi di Roma cantò il Tu es Petrus. La solenne Messa papale si concluse poi con le acclamazioni cantate dal coro la cui idea dominante era quella della regalità pacifica del Cristo eucaristico.
Poche ore dopo, nel pomeriggio, il Congresso si riunì presso le catacombe di San Calisto per la sua prima Assemblea generale nella quale presero la parola il cardinale Vicario Pompili, Mons. Heylen, Mons. Massi e l’archeologo Marucchi che intrattenne l'uditorio, traendo quanto di meglio si può attestare intorno al culto dell'Eucaristia dalle pitture cimiteriali e dalla letteratura cristiana primitiva..
Alle 18, mentre il prof. Marucchi terminava acclamando al trionfo di Gesù vivente nell'Eucaristia, nel perenne trionfo così sulle tombe dei martiri come su tutto il mondo, cominciava a svolgersi la processione. Percorrendo via Ardeatina e quindi via delle Sette Chiese, Gesù in sacramento passò tra i canti dinanzi alle catacombe di Domitilla, alla chiesina di S. Isidoro giungendo infine alla basilica di San Paolo quando il sole era già tramontato. Mai forse il vasto tempio rinnovato vide tanta folla e mai coro più potente di voci fece echeggiare le sue volte con le lodi a Gesù sacramentato. Nella magnifica Basilica eretta poco lontano dalla sponda del Tevere, e si cantò il Te Deum di ringraziamento secondo il costume romano.
La prima parte del programma del giorno 26, si svolse in S. Maria in Vallicella, in onore del grande apostolo di Roma S. Filippo Neri la cui festa ricorreva in quel giorno. Molti pellegrini accorsero a venerarne la salma e oltre 150 i sacerdoti poteronoi celebrare la santa Messa nel tempio del Santo. Alle 10, in una gloria di addobbi e di luce, alla presenza di tutto il collegio dei parroci di Roma, e di un popolo che gremiva la chiesa, l'E.mo card. Pompili celebrò il solenne pontificale.
Nel pomeriggio si tenne l’assemblea generale alla Basilica dei Santi XII Apostoli. Alla presenza di sette cardinali, di numerosi vescovi e di una folla compatta, Mons. Heylen aprì la seduta, ricordando con pensiero delicato che tra i primi vescovi che aderirono alla celebrazione del Congresso di Roma vi il card. Achille Ratti che ora siede sul trono di Pietro.
I discorsi ufficiali furono tenuti dal vescovo di Rottemburg, Monsignor Keppler, che svolse il tema: «L'eucaristia e la pace domestica»; dal conte Carton de Wiart, ministro di Stato del Belgio che trattò « L'Eucaristia e la pace professionale», notando come alla ricostruzione delle grandi ricchezze distrutte dalla guerra non bastino gli sforzi degli uomini; il rimedio non può venire che dall'alto. Sulla tribuna si succedono poi Mons. Cazzani, vescovo di Cremona, che tratta dell'Eucaristia come elemento di pace sociale; il sig. Gabilan che parla dell' «Eucaristia e la pace internazionale» ed altri oratori, tutti inneggianti al Santo Sacramento come pegno di pace.
La veglia in San Pietro
La sera tra il 26 e il 27 maggio era indetta la veglia notturna in San Pietro, alla presenza di Papa. Pio XI. Alle 23 il Papa, entrò in basilica a piedi circondato dalla guardia nobile. I sediari precedevano il corteo con torce accese. Quando fu all’altare papale, si cantò l'Adoro te devote e il Veni Creator. Dopo la mezzanotte, sali al pulpito, collocato presso il pilone di S. Longino, Mons. Bartolomasi, presidente del Comitato italiano per i Congressi, che offrì, dal pulpito, la sua esortazione: «Dolce Cristo in terra, io veggo voi prostrato innanzi al dolce Cristo sul maggiore degli altari. Mentre tutto tace ed incombe la notte sui mortali, voi adorate. Oh notte beata, che fa correre la mente alla notte della prima adorazione che fu presso Betlemme, la città del pane. Si apriremo allora i cieli e scesero gli angeli ad adorare l'aspettato delle genti, il Messia. Noi dalla loro voce abbiamo appreso: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis; e con gli angeli i pastori, con i pastori il gregge innanzi a Colui ch'era fanciullo nel povero giaciglio. Questa notte, si asside sul trono ricco di marmo, di bronzo e di oro, adorato dai pastori, dal gregge, dal Pastore dei pastori. Venite adoremus. O fiammelle che circondate Gesù, noi palpitiamo con la vostra luce; Gesù noi ti adoriamo; ma con l'adorazione, il dolore, il pentimento. La pace di questa notte, la gioia che ci fai godere si riverbereranno su tutta la nostra vita. Regna, intanto, Re pacifico su noi!».
Poi, poco dopo la mezzanotte, il Sommo Pontefice celebrò la Messa davanti al Santissimo Sacramento esposto. Il Credo fu recitato congiuntamente dal Papa e da tutta l’assemblea e tutti io presenti risposero al prefazio e alla preghiera del Padre nostro. Lo spettacolo dei fedeli giunti da tutto il mondo che univano la loro voce a quella del Padre comune per la lode dell’Eucaristia, era commovente. Al momento della Comunione e Sua Santità distribuì l’Eucaristia per un'ora, insieme con otto vescovi di diverse nazionalità. Mentre gli uomini trascorrevano la notte in adorazione a San Pietro, le donne si erano riunite a Santa Maria Maggiore, sotto lo sguardo della Vergine, per adorare lo stesso Gesù Sacramentato e vegliare con Lui.
Anche nel Congresso di Roma, come negli altri Congressi, non poteva mancare il giorno dei fanciulli. Il luogo scelto per il loro incontro fu il maestoso Colosseo, irrigato nei tempi antichi dal sangue di tanti martiri. In quel vasto anfiteatro, in cui migliaia di spettatori urlanti gridavano di consegnare i cristiani ai leoni, nella mattinata di domenica si radunò una folla compatta, desiderosa di assistere a uno spettacolo molto diverso e consolante, quello di migliaia di bambini che ricevevano l’Eucaristia offrendo al Signore come trono il loro cuore innocente.
La Messa fu celebrata dal vescovo Bartolomasi all’altare innalzato al centro dell'arena. Al momento della Comunione, dodici sacerdoti con le pissidi si diressero in varie parti del Colosseo. In quel giorno circa 15 mila bambini ricevettero l’Eucaristia in quella celebrazione indimenticabile.
La processione eucaristica conclusiva
La processione eucaristica conclusiva che ebbe luogo Domenica sera, superò di molto tutte le speranze. L'intera città di Roma era stata invitata a partecipare al trionfo della Gesù Sacramentato, e i Romani risposero ben volentieri alla chiamata dei loro pastori. Si stimò che cinquecentomila persone affollassero le strade percorse dalla processione finale. L’atteggiamento rispettoso della folla, la maestà della manifestazione, provocarono una forte impressione sul cuore di coloro che avevano dimenticato la loro appartenenza religiosa.
La processione partì dalla Basilica di San Giovanni in Laterano e, passando per Santa Maria Maggiore, raggiunse il Colosseo. Il corteo era aperto da una squadra di cavalleria, sciabola in spalla. Seguivano le associazioni cattoliche della città, le rappresentanze degli stranieri giunti a Roma per il Congresso. «Tutto il percorso - scriveva il cronista dell'Idea Nazionale - era un ondeggiare di drappi, uno smagliante scintillio di fiori, uno sventolare di labari, bandiere e vessilli, su una turba fitta di popolo in attesa del grande passaggio».
C’erano cattolici provenienti da tutti i Paesi della terra, giunti per contribuire allo splendido trionfo di Gesù nel Santissimo Sacramento. Nel corteo si distingueva il clero di Roma, con tutti i seminaristi e i membri degli istituti religiosi della città: migliaia di sacerdoti vestiti in talare e cotta bianca seguiti dai Capitoli delle basiliche patriarcali preceduti ciascuno dal loro Padiglione. Dietro il baldacchino con il Santissimo venivano più di 300 vescovi, quattordici Cardinali, i prelati della Casa Pontificia, la Guardia Nobile, molti membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, diversi ministri e deputati italiani. Un plotone di Carabinieri in uniforme di gala, costituiva la guardia d'onore. Lungo il percorso, compagnie di soldati, allineati su entrambi i lati della strada, presentarono le armi al passaggio della divina Maestà.
Quando il Sacramento uscì dalla Basilica Lateranense, si sciolsero le campane di tutte le chiese per annunciare, con suono a festa, che Gesù Eucaristia stava per iniziare la sua marcia trionfale. Contemporaneamente furono liberati dai balconi di alcuni palazzi dei colombi che simboleggiavano il messaggio di pace del Congresso. Tre volte il corteo si fermò per benedire la folla, e la terza volta avvenne sotto l'arco secolare di Costantino, perenne monumento del trionfo del cristianesimo sul paganesimo. Alle ore 21, ritornata la processione alla basilica lateranense, dalla loggia centrale, Sua Eminenza il Cardinale Vicario diede l'ultima benedizione seguito entusiastiche acclamazioni a Gesù nell’Eucaristia, Re dei Re e il Principe della Pace.
Appena calata la sera, la città si era tutta illuminata in segno di gioia. In qualunque strada si passasse, era una gloria di luci variopinte, tremolanti. Ma il punto più bello, la mèta più ricercata fu senza dubbio S. Pietro. «Nei quartieri attorno a S. Pietro - scrive ancora l'Idea Nazionale - non una strada, non un vicolo, non un arco, non una casa, non una porta, non una finestra senza i suoi addobbi, senza le sue luci. Tremolio giallo di torce lungo i profili delle terrazze sul cielo che imbruna: sfilate di palloncini alla veneziana, rosa, gialli, azzurri; sulle cimase, alle ringhiere dei balconi, ai davanzali, sulle inquadrature grigie dei peperini, fra i festoni di verde, fra le ghirlande fiorite. Ondeggiare di fiaccole, riverberi candidi di fiamme ad acetilene, righe elettriche sui cornicioni dei palazzi. Ogni finestra e ogni balcone ha il suo drappo, il suo arazzo, il suo tappeto.
Non c'è casa per quanto umile, per quanto povera, che non abbia la sua parata di tappeti alle finestre. Molte finestre sono trasformate in piccoli altari; con i lumini alle immagini sacre,tra i mazzi di fiori, tra gli steli gialli delle candele accese. Sotto, nelle strade, illuminato dal palpitare giallo della luminaria il brulichio nero della folla si addensa, si agglomera, si incolonna, si avanza. Viene gente da tutte le parti, a frotte, a gruppi, a comitive».
Come aveva aperto le sessioni del Congresso, così il Sommo Pontefice volle anche chiuderle personalmente. Lunedì mattino, il 29, a San Pietro, si tenne un solenne Te Deum di ringraziamento al termine del quale Pio XI diede la benedizione eucaristica alla folla che gremiva il tempio.
A partire da Roma la nuova serie di Congressi, inaugurato alla presenza del Vicario di Cristo, prendeva nuovo slancio per contribuire a stabilire sulla terra il regno pacifico di Cristo.
Nella foto di testa: la processione con il Santissimo Sacramento giunge sotto l'Arco di Costantino.