TESTA.NAIROBI

 

43. NAIROBI (Kenya) dall'11 al 18 agosto 1985.

Organizzato da: Cardinal Maurice Michael Otunga, Arcivescovo di Nairobi.

Presidente: Legato Pontificio Cardinale Joseph Cordeiro.

Segretario generale: P. Paul Cunningham.

Tema:

L'Eucaristia e la famiglia.

L'Eucaristia nel cuore dell'Africa

    «L'unicità di questo Congresso Eucaristico Internazionale sta nel fatto che, per la prima volta, esso si svolge nell' Africa missionaria. Noi lo celebriamo qui a Nairobi, in Kenya, in quell'Africa che nei primi secoli della nostra era ospitò concili ecumenici e sinodi, in quell'Africa che produsse Cipriano di Cartagine ed Agostino di Ippona. E ciò che riempie il cuore di gioia non è la visione di grandi ed antiche cattedrali o il camminare sul suolo santificato da secoli di culto cristiano, ma il vedere il Congresso Eucaristico celebrato in una terra di missione, accolto dal calore del sentimento, dall'ospitalità di questo popolo e dalla sua generosità di cuore».

    Questo passaggio del discorso del Cardinal Cordeiro di Karachi, Legato Pontificio per il 43° Congresso Eucaristico Internazionale, ripropone l'immagine esatta dell'avvenimento che ha coinvolto non solo la chiesa del Kenya ma quella di tutta l'Africa dall'1l al 18 agosto scorso.

Il primo Congresso in terra di missione

    Quello di Nairobi fu il primo congresso celebrato in un Paese dove la tradizione ecclesiale non era ancora centenaria. Quando i primi missionari francesi giunsero a Mombasa, sulla costa dell'Oceano Indiano nel 1890, non trovarono che cinque cristiani di origine asiatica, l'unico resto delle conversioni operate dai portoghesi sbarcati al seguito dell'esploratore Vasco de Gama nell'Africa orientale.

    Nei primi decenni del XX secolo, l'evangelizzazione del Kenya fu attuata dai missionari dello Spirito Santo e da quelli della Consolata coadiuvati da numerose congregazioni di suore. Nel 1985 la chiesa kenyota contva tre milioni e mezzo di cristiani, cosa tanto più degna di nota se si pensa che il primo battesimo registrato risaliva al 1907, le prime ordinazioni di sacerdoti autoctoni a circa vent'anni dopo e l'ordinazione del primo vescovo locale (l'allora cardinale di Nairobi, Otunga) al 1957. Una chiesa giovane in una società giovane (il 60% degli abitanti del Kenya non raggiungeva i vent'anni) all’ansiosa ricerca di una propria specifica identità.

    Uno dei tratti distintivi che colpivano l'osservatore straniero a quel Congresso del 1985 era proprio lo sforzo della Chiesa locale per raggiungere una propria identità religiosa oltre che culturale. L'insistenza sui diritti umani, sulla giustizia, tanto cara alla chiesa latino-americana, era sostituita dalla ricerca di una inculturazione della fede capace di disegnare il volto di una Chiesa africana collegata alle tradizioni degli antenati ed insieme testimone dell'universalità del messaggio di Cristo.

    Il carattere africano del Congresso fu sottolineato da una presenza massiccia di delegazioni provenienti da ogni paese del continente, dall'Egitto come dal travagliato Sud-Africa, dal Mozambico agli altopiani d'Etiopia. Un’occasione per affermare la vivacità dei 70 milioni di cattolici africani. «In tutta umiltà - affermò il cardinal Otunga nel discorso di apertura dei lavori - si può dire che oggi l'Africa, la Chiesa Africana, ha un messaggio per il mondo. Non meritiamo più di portare il peso di un nome come quello di Continente Nero (= Dark Continent) che ci è stato affibbiato. Noi possiamo mostrare al mondo che la luce emana da qui. E possiamo essere certi che la
Chiesa in Africa può veramente arricchire il mondo»
.

    Per questo le festose liturgie eucaristiche quotidiane tenute all'Uhuru Park o al Nyayo Stadiurn furono celebrate e cantate quasi sempre in swahili ed accompagnate dal ritmo dei tam-tam, con gruppi di ragazze che, abbigliate nei costumi tradizionali, salivano danzando i gradini dell'altare portando i doni, con quella noncuranza del tempo che sconcerta sempre gli occidentali.

    Anche lo sforzo di riflessione sull'Eucaristia e sulla Famiglia (il tema del Congresso era appunto «Eucaristia e Famiglia cristiana») prese il via dall' esperienza di condivisione, di fecondità, di preghiera propria dei popoli africani. Particolarmente interessante furono le relazioni pomeridiane tenute dai più rappresentativi tra i pastori e i teologi africani che si succedevano nel moderno Kenyatta International Conference Center.

Eucaristia e Famiglia

    Nell'Eucaristia si è cercata la risposta alle terribili sfide che l'Africa si trovava di fronte: 5 milioni di rifugiati, le guerre civili e tribali; carestie, difficoltà politiche ed economiche di ogni genere e. non ultima, la congiura del silenzio. «Non ci urta il fatto che noi celebriamo la 'messa' eucaristica in
t
empo di guerra e di pace, di carestia o di abbondanza ...? Non siamo scossi quando nella stessa assemblea eucaristica noi vediamo il povero e il ricco, l'oppresso e l'oppressore, i santi e i peccatori?» si chiese in modo appassionato Mons. Zubeir Wako, arcivescovo di Khartoum.

    Il secondo grande tema del Congresso, quello della Famiglia, fu sviluppato in uno speciale Seminario animato dalla presenza di relatori di spicco come i coniugi australiani Billings, 'Padre Braxton dell'Università di Chicago ecc.

    Anche qui la Chiesa Africana non si presentò come recettore passivo ma come una realtà in crescita. «C'è speranza, ci sono segni di speranza. Il messaggio cristiano è un messaggio di speranza per la famiglia. La presenza di Cristo nell'Eucaristia è un segno della sua presenza nella piccola chiesa domestica che è la famiglia» (Card. Otunga). È da dire che i problemi più formidabili per la chiesa nascevano in Kenya, allora come oggi, proprio dalla famiglia. Il Kenya aveva un tasso di sviluppo demografico annuo che raggiungeva quasi il 5 % e il governo gettava, da decenni e senza risultati apprezzabili, milioni di dollari per progetti di pianificazione familiare, in un contrasto malcelato con la Chiesa cattolica.

    Al di là dei problemi posti dalla pianificazione familiare, la realtà delle famigli cristiane è stata da sempre problematica. La poligamia tradizionale e recentemente le moderne forme di poligamia minano alla base la concezione monogama cristiana. Molte coppie cristiane non sposate in chiesa vivono secondo la legge consuetudinaria o secondo la tradizione del «matrimonio progressivo» o semplicemente in una situazione di «matrimonio di prova». Numerose famiglie sono entità con un solo genitore. A molti genitori manca poi una sufficiente catechesi per educare i propri figli e guidare i giovani in modo cristiano. Le famiglie oppresse dalla povertà, quelle che emigrano in cerca di lavoro, quelle forzate a vivere lontano dalla loro terra o alla ricerca della pura sussistenza sono nel pericolo costante della disintegrazione.

    Per questo «la maggioranza dei cristiani in Africa non è nelle condizioni di ricevere l'Eucaristia. Questa moltitudine deve essere adeguatamente nutrita dalla Parola di Dio. Gradualmente il potere della Parola condurrà molti all'Eucaristia» (Rev, Dr. J. M. Waliggo).

Il seminario sull'Ecumenismo

    Un altro seminario di grande importanza durante la celebrazione del Congresso fu quello sull'Ecumenismo che riunì per tre giorni i leaders delle chiese cristiane. Nairobi è ben piazzata per questo dialogo ecumenico perché vi convivono in pace e mutuo rispetto non solo le diverse confessioni cristiane ma anche le grandi religioni non cristiane.

All'incrocio tra Uhuru Highway e University Way si trovano per es., nel raggio di cento metri l'una di fronte all'altra, la cattolica St. Paul Church, la cappella luterana, la chiesa presbiteriana di St. Andrew e la sinagoga israelitica. A pochi isolati di distanza si scorgono i minareti della moschea Jamia Suni e, appena dietro l'insegna dell'Hotel Ambassadeur, le guglie di due templi indù.

    I leaders religiosi «hanno mostrato grande interesse per il Congresso ed hanno risposto all'invito di ritrovarsi a discutere insieme» (Card. Otunga). Per la prima volta a questo seminario hanno presero parte i Tradizionalisti Africani raggruppati in ben 1.209 chiese indipendenti. «Questa eredità tradizionale non è qualcosa che si può abbandonare; ci sono valori e tradizioni che è necessario preservare e promuovere» (Mons. Ndingi 'Anzeki, presidente della Conf. Episc. Kenyota).

    Insomma il Congresso Eucaristico Internazionale di Nairobi, focalizzando l'attenzione sulle realtà centrali dell'Eucaristia e della Famiglia offrì il segnale di una nuova tappa di maturità e vigore della giovane e rigogliosa chiesa africana.

    «Le preghiere e i sacrifici di molti missionari che vennero qui – affermò Giovanni Paolo II durante la messa per il matrimonio di 25 giovani coppie, sabato 17 agosto - stanno ora portando ad un pieno raccolto. La chiesa in Africa sta entrando in un'epoca nuova, un'epoca nella quale sarà chiamata a superare generosamente le frontiere nazionali e continentali per porre le sue risorse e i suoi doni al servizio della chiesa universale».

Africa in congresso

    E ora riportiamo, in presa diretta la cronaca, giorno per giorno, del 34° Congresso Eucaristico Internazionale di Nairobi in Kenya, evento storico per la chiesa africana.

Domenica 11 agosto

    Il Congresso Eucaristico Internazionale aperto oggi a Nairobi, rientra in quel grande movimento di dialettica tra il mistero Eucaristico e i problemi umani inaugurato a Lourdes quattro anni or sono. Il tema che esso propone «Eucaristia e Famiglia Cristiana», è un tema centrale per la Chiesa e non solo nei paesi di Missione. Da tre anni a questa parte è stato sviluppato in tutte. le parrocchie attraverso una larga opera di catechesi e di evangelizzazione che ha coinvolto i 3,5 milioni di cristiani del Kenya.
    Per questo migliaia di persone sono convenute dalle 16 diocesi del paese per la solenne messa di apertura. Il legato pontificio, Cardinal Cordeiro di Karachi, circondato da 15 cardinali, 173 vescovi e circa 1300 sacerdoti convenuti da ogni parte del mondo, si è recato processionalmente dalla Cattedrale al grande altare eretto sotto una simbolica capanna.
Sul parco antistante le delegazioni di decine di paesi, da quelli africani a quelli europei fino all’Australia, all'India, al Giappone, agli Stati Uniti e ai paesi dell'America Latina, hanno partecipato alla celebrazione condotta in Inglese a in Swahili ed accompagnata da danze.

    Il legato papale, in risposta all'indirizzo di saluto del Cardinal Otunga arcivescovo di Nairobi, ha sottolineato l'importanza di questo Congresso. Esso è il primo che si svolge in un paese di missione, in un paese che fa parte di quel vasto Terzo Mondo che interessa la Chiesa in modo del tutto speciale. «La chiesa in Africa - ha soggiunto - è minoritaria ma il numero non è la cosa più importante. Necessaria è invece la qualità della vita cristiana».     Nel tardo pomeriggio si è snodata dalla chiesa della Sacra Famiglia fino all'Uhuru Park la processione eucaristica conclusa dalla solenne benedizione. L'affettuosa testimonianza resa alla comunità cristiana del Kenya da tanti pellegrini stranieri mostra che questo Congresso è una tappa fondamentale nella crescita della giovane Chiesa Africana.

Lunedì 12 agosto

    All'imponente Kenyatta International Conference Center che dall'alto dei suoi 28 piani domina la città, si è tenuto in mattinata il benvenuto ufficiale ai partecipanti. La grande sala centrale presentava un colpo d'occhio incredibilmente vario: cardinali, vescovi, il corpo diplomatico ed in fine i coloratissimi raggruppamenti nazionali che rappresentano concretamente l'internazionalità del Congresso.

    La cerimonia d'apertura ha registrato l'atteso intervento del Cardinal Otunga che ha presentato le finalità del Congresso e i mezzi posti in atto perché questa esperienza possa condurre ad un autentico rinnovamento spirituale. In uno dei passi salienti del suo discorso ha affermato: «L'Africa non ha soltanto il ruolo di colui che è beneficato ma è una società creatrice che, in tutta umiltà porta un messaggio per il mondo intero».

    Nel primo pomeriggio si è dato il via all'impegnativo programma di conferenze il cui scopo è quello di promuovere, attraverso la relazione di teologi e pastori, una seria riflessione sul tema del Congresso. La serie degli interventi è stata aperta dal Cardinal Martini. E stato organizzato anche un seminario di studio sulla situazione della famiglia africana che ha avuto come ospiti d'eccezione i coniugi australiani Billings, famosi per il loro metodo naturale di pianificazione familiare.

Martedì 13 agosto

    Il tema «Eucaristia pane per la famiglia» è stato occasione per affrontare uno dei più gravi problemi del continente nero: la fame. «La chiesa scopre sempre di più - ha detto il vescovo Ndingi 'Anzeki presidente della conferenza episcopale kenyota nella sua omelia in swahili dall'alto dell'altare papale - che è chiamata a spezzare il pane con gli affamati, ad ergersi in difesa dei diritti umani e soprattutto dei poveri. A livello nazionale - ha soggiunto - dobbiamo abbandonare la corruzione, il tribalismo e le discriminazioni razziali ed impegnarci per il genuino sviluppo del nostro popolo. A livello internazionale è ora il tempo di ricercare un nuovo ordine economico giusto nel quale i beni siano equamente distribuiti. È giunto il tempo, per le nazioni sviluppate, di esaminare i bisogni del mondo sottosviluppato e di unirsi ad esso per risolvere i problemi che ha di fronte». Questo impegno
è stato simbolicamente rappresentato, al termine della Messa, dalla condivisione del cibo tra tutti i partecipanti.

    Nel pomeriggio l'arcivescovo di Khartoum Zubeir Wako ha proposto un riesame della comprensione dell'Eucaristia a partire dalle grandi sfide che l'Africa pone oggi ai cristiani: la sfida dei rifugiati (5 milioni nel continente), le guerre civili e tribali, le ricorrenti carestie, la varie oppressioni militari e politiche, la cospirazione del silenzio.

Mercoledì 14 agosto

    Mercoledì l'attenzione si è focalizzata intorno ai sofferenti, ai poveri e agli handicappati. In una mattinata insolitamente soleggiata per questa stagione ha avuto luogo al Nyayo Stadium, capace di 40.000 posti a sedere, la solenne concelebrazione eucaristica nel corso della quale è stata amministrata l'unzione dei malati.
    Ma l'avvenimento memorabile è stata la testimonianza di Madre Teresa di Calcutta (premio Nobel per la pace), presentata dal Cardinal Gantin come esempio vivente del vangelo della carità. «Quando noi guardiamo la croce - ha detto - noi comprendiamo quanto Gesù ci ha amato. E quando guardiamo al tabernacolo noi conosciamo quanto egli ci ama, per questo egli si è fatto Pane di Vita: perché non dimentichiamo la tenerezza del suo amore. E egli si è fatto pane di vita per soddisfare la nostra fame d'amore. E come se questo non fosse abbastanza per lui, egli si è fatto affamato, nudo, umile perché voi tutti ed io possiamo soddisfare la sua fame per il nostro amore. Ricordo quando presi un uomo dalla strada e lo portai nella nostra casa. Cosa disse quell'uomo? Non ringraziò; disse soltanto: "lo ho vissuto come un animale nella strada ed ora morirò come angelo, amato e considerato". Voglio dirvi qualcosa di meraviglioso: dal 1973 nella nostra congregazione incominciammo a fare l'adorazione una volta alla settimana; una volta alla settimana dedicavamo un giorno al ritiro e ci fermavamo a casa per l'adorazione. Quando riuscimmo ad avere una cappella ci fu una sola voce: "Noi vogliamo l'adorazione ogni giorno". Ed io, facendo la parte del diavolo dissi: "Ma come ci può essere l'adorazione ogni giorno con tanto lavoro da fare?". Ma tutti insistettero ed io fui felice che tutti insistessero e così partimmo con l'adorazione quotidiana. Posso dirvi sinceramente che da allora ho visto crescere nella congregazione un più grande amore per Gesù ed un più grande amore per i poveri. E abbiamo raddoppiato il numero delle vocazioni».

Giovedì 15 agosto

    Richiamandosi all'esempio di Maria Madre di Gesù e madre della Chiesa di cui si celebra l'Assunzione al cielo e la cui vita fu un dono di costante servizio, tutti i partecipanti alla concelebrazione del mattino, valutati in oltre 40.000, hanno rinnovato il proprio impegno di servire il popolo di Dio. Nel pomeriggio il Cardianl Sin, arcivescovo di Manila nelle Filippine, ha presentato l'Eucaristia come fonte del servizio che la chiesa deve rendere al mondo, ma anche come modello per tutti i cristiani che,in forza del loro battesimo, all'interno delle varie comunità umane lavorano per costruire la comunione universale.

    Folle di pellegrini si stanno intanto riversando a Nairobi da ogni parte del paese. Interi villaggi convergono verso la capitale con mezzi di fortuna. Si prevede che più di mezzo milione di persone parteciperanno alla messa di chiusura del Congresso che il Santo Padre celebrerà domenica prossima.

Venerdi 16 agosto

    Era naturale che il Congresso Eucaristico Internazionale dedicasse un'intera giornata ai giovani. L'Africa è un continente giovane. Si calcola che circa il 60% della sua popolazione totale sia oggi costituita da giovani sotto i vent'anni. In Kenya ciò pone considerevoli problemi non solo al governo ma anche alla chiesa. L'Eucaristia celebrata in mattinata all'Uhuru Park ha vissuto il suo momento di più intensa spiritualità quando l'intera assemblea, composta prevalentemente da ragazzi e ragazze, ha proclamato all'unanimità la sua fede: «Io credo che Dio è il creatore del cielo e della terra, della luna, del sole e delle stelle, del monte Kenya, del lago Vittoria e del vento che ci porta la pioggia. Egli è il creatore dei nostri antenati».

    La professione di fede era interrotta di volta in volta dal ritornello Ninasadiki (= io credo). In serata, alle ore 18,20 Giovanni Paolo Il, proveniente dallo Zaire, è giunto qui come un pellegrino fra tanti per «rallegrarsi della fede della chiesa del Kenya».

Sabato 17 agosto

    La scelta del Papa di concludere personalmente il Congresso Eucaristico Internazionale ha riempito di gioia i cristiani del Kenya. Appena giunto all'aeroporto Giovanni Paolo Il ha affermato: «Ho ancora una volta il piacere di sperimentare la vostra calda ospitalità, di camminare tra voi come fratello ed amico, di considerare con gioia il volto gioioso dei vostri bambini, i volti forti e impazienti dei giovani, di ricevere il benvenuto di tutta la famiglia del Kenya. È per me, come successore di Pietro e Pastore della Chiesa Cattolica, una grande gioia partecipare al 43° Congresso Eucaristico Internazionale. Per molti mesi abbiamo pregato per il suo successo. E ora qui a Nairobi mi unisco anch'io a questo grande evento ecclesiale con i miei fratelli e sorelle in Cristo, con la chiesa del Kenya e dell' Africa intera, con i pellegrini giunti da ogni continente».

    Nel pomeriggio, al Nayayo Stadium il Papa ha unito in matrimonio 26 giovani coppie e in quell'occasione ha affermato: «La vocazione al matrimonio richiede grande sacrificio e generosità da parte del marito e della moglie. Il reciproco dono di sé è necessario affinché ogni matrimonio possa raggiungere il successo. E il segno più pieno di questo mutuo donarsi si esprime quando gli sposi volentieri accettano i figli e li educano nella conoscenza e nell'amore di Dio».

Domenica 18 agosto

    Concludendo stamani la solenne celebrazione - Statio Obis - il Papa ha voluto mostrare il suo apprezzamento per la vitalità della chiesa africana: «La chiesa africana mostra in questo Congresso un particolare risultato di tutto il suo lavoro missionario e pastorale dall'inizio dell'evangelizzazione del continente, e per questi risultati essa ringrazia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Possa il Cristo nell'Eucaristia, come grano di frumento caduto in terra africana, portare nel suo corpo che è la Chiesa un grande frutto per la vita eterna. Pace a te Kenya, e a tutti i tuoi figli».

(Vittore Boccardi)

Nella foto di testa: Giovanni Paolo II celebra la "statio orbis" del Congresso di Nairobi.

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