45° Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia, 1993

SIVIGLIA

1.

Discorso ai membri del Pontificio Comitato in preparazione al Congresso

Giovedì, 7 novembre 1991- Roma, Palazzo apostolico

 

Carissimi fratelli,

    Mi è gradito avere questo incontro con i membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e con i Delegati nazionali, riuniti qui in vista del Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia che si terrà nel giugno del 1993. Con le vostre riunioni volete contribuire affinché questo grande evento sia realmente una “Statio Orbis” per tutta la Chiesa e per le singole Chiese.

    Le vostre riflessioni sull’attualità del lemma scelto, “Cristo, luce dei popoli”, si sono sviluppate mediante sessioni teologiche e celebrazioni liturgiche, sotto il tema generale, “Eucaristia e Evangelizzazione”.

    2. L’esito del Congresso dipenderà in gran parte da coloro che, sotto la direzione del Signor Arcivescovo di Siviglia, preparano i programmi e organizzano la loro attuazione, d’accordo con il Piano Pastorale mediante il quale i Vescovi spagnoli vogliono commemorare il V centenario dell’Evangelizzazione del Nuovo Mondo.

    Il Comitato locale, infatti, ha bisogno della collaborazione di tutte le Chiese affinché gli atti eucaristici abbiano una dimensione veramente universale. Dalle loro origini, i Congressi hanno voluto essere una testimonianza di fronte al mondo e una manifestazione solenne della fede della Chiesa nella santissima Eucaristia, mistero d’amore. Allo stesso tempo sono stati anche una occasione per fomentare la fraternità e la solidarietà universale tra gli uomini di origini e culture diverse, ma uniti nell’aspirazione comune alla dignità e alla libertà che solo Cristo, luce del mondo, può soddisfare.

    3. Per questo, è di grande importanza la collaborazione dei Delegati nazionali con il Comitato organizzatore del Congresso. Il vostro incarico è, quindi, far conoscere che si tratta di un atto pubblico di tutta la Chiesa. In vista del Congresso cercherete di preparare spiritualmente i vostri connazionali che desiderino pellegrinare a Siviglia, seguendoli nei momenti di riflessione e di adorazione.

    In questi giorni avrete potuto constatare che sta aumentando il numero dei fedeli che si comunicano ma è diminuito, invece, il numero di coloro che dedicano una parte del loro tempo all’adorazione, dovuto forse alla progressiva secolarizzazione della società. Un Congresso Eucaristico e, quindi, un’occasione irrinunciabile per proporre di nuovo al popolo fedele che l’adorazione eucaristica è un modo sublime di preghiera e di incontro con il Signore, dove scaturisce spontanea la stessa supplica dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi” (Lc 24, 29).

    4. Un’attenzione particolare avete dedicato al lemma del Congresso, “Cristo, luce dei popoli”, secondo l’espressione del Concilio Vaticano II che parla della missione essenziale della Chiesa o, in altre parole, del ruolo della Eucaristia nella nuova evangelizzazione di cui il mondo ha bisogno con tanta urgenza (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 33).

    Ogni generazione ha bisogno che le si proclami la Buona Novella, alla luce delle circostanze e degli eventi socioculturali nei quali si trova immersa. Così mi riferivo recentemente a un gruppo di Vescovi spagnoli: “Si tratta di “nuova” evangelizzazione per proclamare il Vangelo di sempre ma in una forma “nuova”. È “nuova” perché l’ambiente sociale e culturale nel quale vivono gli uomini che bisogna evangelizzare esige molte volte una “nuova sintesi” tra fede e vita, tra fede e cultura” (Ioannis Pauli PP. II, Ad un gruppo di vescovi spagnoli, 7 ottobre 1991). La Celebrazione del prossimo Congresso Eucaristico a Siviglia, città tanto legata dagli inizi alla predicazione del Vangelo in America deve dare un impulso decisivo affinché le Chiese collaborino attivamente nel compito della nuova Evangelizzazione, “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni”, come dissi all’Assemblea del Celam a Porto Principe (Ioannis Pauli PP. II, All'Assemblea del Celam, 9 marzo 1983).

    A questo proposito il Concilio afferma: “nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa”, ed è anche “la fonte è il culmine di tutta l’evangelizzazione” (Presbyterorum ordinis, 5). Per questo, l’attività missionaria non raggiunge pienamente il suo obbiettivo finché non ottiene comunità ecclesiali unite dalla fede nella celebrazione dell’Eucaristia, poiché “l’evangelizzazione nella sua totalità, oltre che nella predicazione di un messaggio, consiste nell’impiantare la Chiesa, la quale non esiste senza questo respiro, che è la vita sacramentale culminante nell’Eucaristia” (Pauli VI, Evangelii nuntiandi, 28).

    5. Perciò, l’Evangelizzazione si realizzerà con più audacia e fiducia se ha come centro l’Eucaristia, Pane di vita. È in Gesù Cristo sacramentato che si incontra la forza necessaria per dedicarsi alla nuova Evangelizzazione, con fecondi frutti di rinnovamento spirituale e sociale.

    Che la Vergine Maria, così intimamente unita alla missione evangelizzatrice e salvatrice di suo Figlio divino, ci conceda la grazia che il XLV Congresso Eucaristico Internazionale proclami di fronte al mondo che Cristo è la luce dei popoli.

    Nel ringraziarvi tutti della vostra presenza qui, così come degli sforzi di coloro che stanno già preparando il prossimo Congresso di Siviglia, vi imparto con affetto la mia benedizione apostolica.

Siviglia2

2.

Omelia all'Adorazione Eucaristica

Sabato, 12 giugno 1993 - Cattedale di Siviglia Sabato, 12 giugno 1993

 

    1. Cari sacerdoti, religiosi e religiose, carissimi fratelli e sorelle, è per me motivo di gioia particolare prostrarmi insieme a voi dinanzi a Gesù Sacramento, in un atto di umile e fervida adorazione, di lode a Dio misericordioso, di rendimento di grazie al Dispensatore di ogni bene, di supplica a Chi è “sempre vivo per intercedere a nostro favore” (cf. Eb 7, 25).

    “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 4), abbiamo appena ascoltato nella lettura del Vangelo sull’allegoria della vite e dei tralci: come si comprende bene questa pagina alla luce del mistero della presenza viva e vivificante di Cristo nell’Eucaristia!

    Cristo è la vite, piantata nella vigna eletta, che è il Popolo di Dio, la Chiesa. Attraverso il mistero del Pane eucaristico, il Signore può dire a ciascuno di noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 56). La sua vita si trasmette a noi come la linfa vivificante della vite si trasmette ai tralci, affinché vivano e portino frutto. Senza una vera unione con Cristo – in cui crediamo e di cui ci nutriamo – non possono esserci vita soprannaturale in noi né frutti fecondi.

    2. L’Adorazione permanente di Gesù Sacramentato è stata il filo conduttore di tutti gli atti di questo Congresso Eucaristico Internazionale. Perciò esprimo le mie felicitazioni e il mio ringraziamento a quanti, con tanta sollecitudine pastorale e impegno apostolico, si sono assunti la responsabilità del Congresso. In effetti, l’Adorazione permanente – tenuta in tante chiese della città e in molte di esse anche durante la notte – è stata un tratto che ha arricchito e caratterizzato questo Congresso. Possa questa forma di adorazione, che si concluderà con una solenne veglia eucaristica questa notte, continuare anche in futuro, affinché in tutte le parrocchie e le comunità cristiane si instauri abitualmente una qualche forma di adorazione alla Santissima Eucaristia.

    Qui a Siviglia è d’obbligo ricordare colui che fu sacerdote di questa Arcidiocesi, arciprete di Huelva, più tardi Vescovo di Malaga e successivamente di Palencia: S.E. Manuel González, il Vescovo dei tabernacoli abbandonati. Egli si sforzò di ricordare a tutti la presenza di Gesù nei tabernacoli, a cui spesso noi rispondiamo in modo tanto inadeguato. Con la sua parola e il suo esempio non cessava di ripetere che nel tabernacolo di ogni chiesa abbiamo un faro di luce, a contatto del quale le nostre vite possono illuminarsi e trasformarsi.

    3. Sì, cari fratelli e sorelle, è importante che viviamo e insegniamo a vivere il mistero totale dell’Eucaristia: Sacramento del Sacrificio, del Banchetto e della Presenza permanente di Gesù Cristo Salvatore. Sapete bene che le varie forme di culto alla Santissima Eucaristia sono proseguimento e, a loro volta, preparazione al Sacrificio e alla Comunione. Occorrerà insistere nuovamente sulle profonde motivazioni teologiche e spirituali del culto al Santissimo Sacramento al di fuori della celebrazione della Messa? È vero che le ostie consacrate vengono conservate nella pisside, sin dal principio, per poterle portare in comunione ai malati e agli assenti alla celebrazione. Ma, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, “Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell’adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche” (n. 1379).

    4. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Sono parole di Cristo risorto prima di salire al cielo il giorno della sua Ascensione. Gesù Cristo è veramente l’Emmanuele, Dio con noi, dalla sua Incarnazione fino alla fine dei tempi. E lo è in modo particolarmente intenso e vicino nel mistero della sua presenza permanente nell’Eucaristia. Che forza, che consolazione, che ferma speranza suscita la contemplazione del mistero eucaristico! È Dio con noi che ci rende partecipi della sua vita e ci manda nel mondo per evangelizzarlo, per santificarlo!

    Eucaristia ed Evangelizzazione è stato il tema del XLV Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia. Su di esso avete riflettuto intensamente in questi giorni e nel corso della sua lunga preparazione. L’Eucaristia è veramente “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (Presbyterorum ordinis, 5); è l’orizzonte e la mèta di tutta la proclamazione del Vangelo di Cristo. Verso di essa siamo sempre indirizzati dalla parola di Verità, dalla proclamazione del messaggio di salvezza. Pertanto, ogni celebrazione liturgica dell’Eucaristia, vissuta secondo lo spirito e le norme della Chiesa, ha una grande forza evangelizzatrice. Infatti la celebrazione eucaristica svolge un’essenziale ed efficace pedagogia del mistero cristiano: la comunità dei credenti è convocata e riunita come famiglia e popolo di Dio, Corpo di Cristo; si nutre alla duplice mensa della Parola e del Banchetto sacrificale eucaristico; è mandata nel mondo come strumento di salvezza. Tutto ciò va a lode e rendimento di grazie al Padre.

    Chiedete con me a Gesù Cristo, il Signore, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra salvezza, che, dopo questo Congresso Eucaristico, tutta la Chiesa esca rafforzata per la nuova evangelizzazione di cui il mondo intero ha bisogno: nuova, anche per il riferimento esplicito e profondo all’Eucaristia, come centro e radice della vita cristiana, come semina ed esigenza di fratellanza, di giustizia, di servizio a tutti gli uomini, a partire dai più bisognosi nel corpo e nello spirito. Evangelizzazione per l’Eucaristia, nell’Eucaristia e dall’Eucaristia: sono tre aspetti inseparabili di come la Chiesa vive il mistero di Cristo e compie la propria missione di comunicarlo a tutti gli uomini.

    5. Voglia Dio che dall’intimità con Cristo Eucaristia nascano molte vocazioni di apostoli, di missionari, per portare questo Vangelo di salvezza fino ai confini della terra. Essendo da poco trascorse le celebrazioni del V Centenario dell’Evangelizzazione dell’America, chiedo ai sacerdoti e ai religiosi spagnoli che – secondo le necessità e le circostanze del momento attuale – siano disponibili, come in altre epoche, a servire fraternamente le Chiese sorelle dell’America Latina nell’urgente impegno di evangelizzazione, secondo lo spirito e le riflessioni della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano che ha avuto luogo lo scorso mese di ottobre a Santo Domingo. Oggi tutta la Chiesa sta chiedendo a gran voce un nuovo slancio missionario, un vibrante spirito di evangelizzazione “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni”.

    6. “Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv 4, 23), ha detto Gesù alla samaritana accanto al pozzo di Sicar. L’adorazione dell’Eucaristia “è la contemplazione e il riconoscimento della presenza reale di Cristo, nelle sacre specie, al di fuori della celebrazione della Messa [...] È un vero incontro di dialogo grazie al quale [...] ci apriamo alla esperienza di Dio [...]. È allo stesso modo un atto di solidarietà con le necessità e i bisogni del mondo intero” (Documento-base del Congresso, n. 25). E questa adorazione eucaristica, per la sua stessa dinamica spirituale, deve spronare al servizio di amore e di giustizia verso i fratelli.

    Dinanzi alla presenza reale e misteriosa di Cristo nell’Eucaristia – presenza “velata”, in quanto si vede soltanto con gli occhi della fede – comprendiamo con una luce nuova la parola dell’Apostolo Giovanni, che così tanto sapeva dell’amore di Cristo: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Gv 4, 20). Perciò si è voluto che questo Congresso avesse una chiara proiezione evangelizzatrice e di testimonianza, che si rendesse presente in tutti i campi della vita e della società. Ho la ferma speranza che l’ansia evangelizzatrice susciterà nei cristiani una sincera coerenza tra fede e vita, e porterà a un maggiore impegno di giustizia e carità, alla promozione di rapporti più giusti tra gli uomini e tra i popoli. Da questo Congresso deve nascere – specialmente per la Chiesa in Spagna – un rafforzamento della vita cristiana, sulla base di una rinnovata educazione nella fede. Quanto è importante, in mezzo all’ambiente sociale di oggi sempre più secolarizzato, promuovere il rinnovamento della celebrazione eucaristica domenicale e dell’esperienza cristiana della domenica! La commemorazione della Risurrezione del Signore e la celebrazione dell’Eucaristia devono colmare di contenuto religioso, autenticamente umanizzatore, la domenica. Il riposo domenicale dal lavoro, la cura della famiglia, il coltivare i valori spirituali, la partecipazione alla vita della comunità cristiana, contribuiranno a creare un mondo migliore, più ricco di valori morali, più solidale e meno consumista.

    7. Voglia il Signore, luce dei popoli – che in questi giorni sta gettando a piene mani il seme della verità in tanti cuori – moltiplicare con la sua fecondità divina i frutti di questo Congresso. E uno di questi, forse il più importante, sarà il rinascere di vocazioni. Chiediamo al Padrone della messe che invii operai alla sua messe (cf. Mt 9, 38): occorrono molte vocazioni sacerdotali e religiose. E ciascuno di noi, con la sua parola e col suo esempio di dono generoso, deve convertirsi in un “apostolo degli apostoli”, in un promotore di vocazioni. Attraverso l’Eucaristia Cristo chiama oggi insistentemente molti giovani: “seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4, 19): siate, voi sacerdoti, religiosi e religiose, i portavoce, gioiosi e convincenti, di questa chiamata del Signore.

    Che la Vergine Maria, che a Siviglia e in questa Santa Chiesa Cattedrale, è venerata con il titolo di Nostra Signora dei Re, ci sproni e ci guidi all’incontro con suo Figlio nel mistero eucaristico. Lei, che fu la vera Arca della Nuova Alleanza, Tabernacolo vivo del Dio incarnato, ci insegni a trattare con purezza, umiltà e fervida devozione Gesù Cristo, suo Figlio, presente nel Tabernacolo. Lei, che è la “Stella dell’evangelizzazione”, ci sostenga nel nostro cammino di fede per portare la luce di Cristo a tutti gli uomini, a tutti i popoli.

    Così sia.

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3.

Omelia alla Statio Orbis conclusiva

Domenica 13 giugno 1993 - Siviglia, Campo de la Feria

 

¡Alabado sea el Santísimo Sacramento del Altar!

    1. Con esta bella jaculatoria, con la que el pueblo fiel de España rinde homenaje al misterio de la Eucaristía, me uno espiritualmente a todos vosotros, amadísimos hermanos y hermanas, congregados en torno a este altar, que es hoy como el corazón de toda la Iglesia: Statio orbis, la Estación del orbe entero, el lugar de reunión de la asamblea cristiana, que hoy hace de Sevilla el centro privilegiado de adoración y culto en esta Santa Misa de clausura del XLV Congreso Eucarístico Internacional.

    Y como testimonio de esta universalidad, que quiere abarcar a todo el orbe, participan en nuestra celebración numerosos pastores y fieles de muchos países de los cinco continentes: Cardenales, Arzobispos y Obispos. A todos ellos dirijo mi saludo lleno de afecto, comenzando por mi Legado en el Congreso, el Señor Cardenal Arzobispo de Santo Domingo, quien, como Presidente del Celam, representa también a las Iglesias de América Latina, particularmente vinculadas a la Iglesia de España. Mi saludo se hace abrazo fraterno a todos mis Hermanos en el Episcopado, en especial al Arzobispo de Sevilla, a los Obispos de Andalucía y de España entera.

    Viva gratitud deseo expresar a sus Majestades los Reyes, que nos honran con su presencia y participación en este rito sagrado, así como a las Autoridades civiles y militares que nos acompañan.

    2. Hoy vuelvo a tener la dicha de encontrarme bajo el cielo luminoso de Sevilla, ciudad de larga y profunda devoción eucarística y mariana, precisamente en la solemnidad del Corpus Christi, que tanto arraigo tiene en la religiosidad popular. Hace once años, en mi primera visita apostólica a España, vine a esta hermosa ciudad del Guadalquivir para beatificar a Sor Ángela de la Cruz, cuya vida, hecha evangelio y eucaristía al servicio de los más pobres y abandonados, se elevó como una luz que sigue iluminando al mundo. En este día, el Señor me concede la gracia de volver a estar reunido con vosotros y con los numerosos hermanos y hermanas provenientes de los cuatro puntos cardinales; todos juntos formamos una gran familia en la fe de la Iglesia, Una, Santa, Católica y Apostólica. Se realiza así el misterio de la unidad de la Iglesia que tiene como centro y culmen la Eucaristía: “El pan es uno, y así nosotros, aunque somos muchos, formamos un solo cuerpo, porque comemos todos del mismo pan” (1Co 10, 17).

    Statio orbis! Aquí, en Sevilla, la Iglesia entera quiere postrarse en recogimiento ante el misterio eucarístico. De modo particular, desea testimoniar con todas sus fuerzas aquel anuncio que repite incesantemente: “Este es el sacramento de nuestra fe”. Proclama así la verdad de la Eucaristía, en la que se ve identificada la Iglesia universal, de oriente a occidente, de norte a sur: todos los pueblos, lenguas y culturas. Y en nuestra celebración de hoy ella quiere poner ante los ojos de todos las cuestiones que el apóstol Pablo dirige a los fieles de Corinto: “El cáliz de bendición que bendecimos no es la comunión de la sangre de Cristo? y el pan que partimos no es la participación del cuerpo de Cristo? ” (1Co 10, 16).

    Estas preguntas las dirige hoy el Apóstol de las gentes, por boca del Obispo de Roma, a toda la Iglesia, a todos los presentes y a cuantos escuchan la profesión de la fe apostólica: “Anunciamos tu muerte, proclamamos tu resurrección; ven, Señor Jesús”.

    3. Statio orbis, la estación que abarca al orbe entero. Aquí, en la sede hispalense, hemos hecho un alto en el camino, una estación para celebrar y adorar la Eucaristía, a Jesús Sacramentado. Hemos hecho un alto porque estamos en camino, somos viandantes, peregrinos, como nos lo recuerda Moisés, en la primera lectura del libro del Deuteronomio: “Recuerda el camino que el Señor tu Dios te ha hecho recorrer... el Señor Dios tuyo que te sacó de la tierra de Egipto, de la casa de la servidumbre... y te alimentó en el desierto con el maná” (Dt 8, 2. 14. 16).

    El maná, con que el Señor alimentó al pueblo elegido durante la peregrinación por el desierto, era símbolo de aquel Pan que nutre para la vida eterna. El peregrinar del pueblo de Dios lleva hasta Jerusalén, hasta el Cenáculo, que es la primera Statio orbis, donde fue instituida la Eucaristía. Allí se cumplen las palabras pronunciadas por Jesús cerca de Cafarnaún, tras la multiplicación milagrosa de los panes: “Yo soy el pan vivo que ha bajado del cielo: el que come de este pan vivirá para siempre. Y el pan que yo daré es mi carne para la vida del mundo” (Jn 6, 51). Estas palabras se verifican con la institución de la Eucaristía durante la Ultima Cena. Por eso, las preguntas de san Pablo, “el cáliz de bendición que bendecimos no es la comunión de la sangre de Cristo? y el pan que partimos no es la participación del cuerpo de Cristo?” (1Co 19, 16), tienen su respuesta en la misma lectura evangélica que hemos escuchado: “El que come mi carne y bebe mi sangre tiene la vida eterna, y yo le resucitaré en el último día (Jn 6, 54)”.

    4. Statio orbis. Hagamos un alto, una estación en el camino. Parémonos a pensar por un momento hacia dónde vamos, cuál es el final que nos espera. “Este es el pan que ha bajado del cielo –dice Jesús–; no como el de vuestros padres, que lo comieron y murieron...” (Jn 6, 59). Esta celebración nos invita, queridos hermanos y hermanas, a hacer un alto para considerar que Cristo, crucificado por nuestros pecados en el altar de la cruz y resucitado para nuestra redención, ha vencido a la muerte y “vive para siempre” (cf. Ap 1, 18).

    Es ésta la gran verdad que anima a todos los creyentes en Cristo. En esta solemne celebración del Congreso Eucarístico tengo presentes de modo especial a tantos hermanos de otras Iglesias cristianas, que aspiran a recibir la sagrada Eucaristía. La Iglesia conoce bien todo lo que nos une con estos amados hermanos en virtud del bautismo, pero sabe también que la comunión eucarística es signo de la plena unidad eclesial en la fe. Ella ora intensamente al Señor para que llegue el día tan anhelado en el que, concordes en la fe, se pueda participar todos juntos en el banquete eucarístico.

    5. El lema del Congreso Eucarístico que clausuramos hoy, pone ante nuestros ojos la íntima relación que existe entre la Eucaristía y la evangelización, y proclama el anhelo misionero que el Espíritu Santo ha suscitado en la Iglesia de nuestro tiempo. La relación entre Eucaristía y evangelización se hace también, ahora entre nosotros, memoria de un acontecimiento histórico de especial significación y trascendencia para la Iglesia Católica: el V Centenario de la Evangelización de América, en cuya conmemoración se ha puesto de relieve una vez más el papel primordial de los misioneros españoles en la implantación de la Iglesia en el Nuevo Mundo. A ello les movía no “intereses personales, sino el urgente llamado a evangelizar a unos hermanos que aún no conocían a Jesucristo” (Discurso inaugural de la IV Conferencia del episcopado latinoamericano, n. 3, 12 de octubre de 1992).

    Eucaristía y Evangelización. Del altar eucarístico, corazón pulsante de la Iglesia, nace constantemente el flujo evangelizador de la palabra y de la caridad. Por ello, el contacto con la Eucaristía ha de llevar a un mayor compromiso por hacer presente la obra redentora de Cristo en todas las realidades humanas. El amor a la Eucaristía ha de impulsar a poner en práctica las exigencias de justicia, de fraternidad, de servicio, de igualdad entre los hombres.

    6. Si echamos una mirada en derredor, nuestro mundo, aunque sienta una innegable aspiración a la unidad y pregone más que nunca la necesidad de justicia (cf. Sollicitudo rei socialis, 14), aparece marcado por tantas injusticias, quebrado por las diferencias. Esta situación se opone al ideal de “koinonía” o comunión de vida y amor, de fe y de bienes, de pan eucarístico y de pan material, de la que nos habla el Nuevo Testamento, precisamente en relación con la Eucaristía. Como exhortaba san Pablo a los fieles de Corinto, es una contradicción inaceptable comer indignamente el Cuerpo de Cristo desde la división y la discriminación (1Co 18-21). El sacramento de la Eucaristía no se puede separar del mandamiento de la caridad. No se puede recibir el cuerpo de Cristo y sentirse alejado de los que tienen hambre y sed, son explotados o extranjeros, están encarcelados o se encuentran enfermos (cf. Mt 25, 41-44). Como afirma el Catecismo de la Iglesia Católica: “La Eucaristía entraña un compromiso en favor de los pobres: Para recibir en la verdad el Cuerpo y la Sangre de Cristo entregados por nosotros, debemos reconocer a Cristo en los más pobres, sus hermanos” (Catecismo de la Iglesia Católica, n. 1397).

    De la comunión eucarística ha de surgir en nosotros tal fuerza de fe y amor que vivamos abiertos a los demás, con entrañas de misericordia hacia todas sus necesidades, como lo hacía de modo ejemplar aquí en Sevilla aquel caballero del siglo XVII, Don Miguel de Mañara, que dio todo su esplendor al Hospital de la Santa Caridad. Qué bellamente describía él la actitud cristiana frente al pobre, cuando ordenaba a los hermanos de la Santa Caridad: al encontrarse un enfermo en la calle, “¡acuérdese que debajo de aquellos trapos está Cristo pobre, su Dios y Señor! ” (Don Miguel de Mañara, Renovación de la Regla).

    7. Statio orbis. La Iglesia, en su peregrinar, hace hoy su estación en Sevilla para anunciar al mundo que sólo en Cristo, en el misterio de su cuerpo y de su sangre, está la vida eterna. “El que come este pan –dice el Señor– vivirá para siempre” (Jn 6, 58). La Iglesia se congrega para proclamar que el camino que conduce hasta aquí pasa por el Cenáculo de Jerusalén, pasa por el Gólgota. Es camino de cruz y de resurrección. “Recuerda el camino que el Señor tu Dios te ha hecho recorrer” (Dt 8, 2), nos dice Moisés en la primera lectura. Él te alimentó con maná en el desierto prefigurando a aquel que, al llegar la plenitud de los tiempos, proclamaría: “Yo soy el pan vivo que ha bajado del cielo: el que come de este pan vivirá para siempre” (Jn 6, 51).

    Cristo, luz de los pueblos. Palabra hecha carne para ser nuestra luz. Pan bajado del cielo para ser la vida de todos. “Cuando yo sea elevado sobre la tierra, atraeré a todos hacia mí” (Ibíd., 12, 32). Cristo, elevado en la cruz entre el cielo y la tierra, exaltado a la derecha del Padre, levantado sobre el mundo por las manos de los sacerdotes en gesto de ofrenda al Padre y de adoración, es la luz de los pueblos, faro luminoso para nuestro camino, viático y meta de nuestro caminar.

    Statio orbis. El mundo ha de hacer un alto para meditar que, entre tantos caminos que conducen a la muerte, uno sólo lleva a la vida. Es el camino de la Vida eterna. Es Cristo. Es Cristo, luz de los pueblos. Palabra hecha carne. Pan bajado del cielo. Es Cristo, elevado en la Cruz entre el cielo y la tierra. Levantado sobre el mundo por las manos de vosotros, queridos hermanos sacerdotes, en gesto de ofrenda al Padre y de adoración. Cristo. Él es camino de vida eterna. Amén.

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